

GESTIONE STRUTTURALE CONTRO I PARASSITI


Structural management against pests ANTS
MITIGAZIONE DEL RISCHIO DA ANTICOAGULANTI
Risk mitigation from anticoagulants
GESTIONE STRUTTURALE CONTRO I PARASSITI
Structural management against pests ANTS
MITIGAZIONE DEL RISCHIO DA ANTICOAGULANTI
Risk mitigation from anticoagulants
DISINFESTASTORIE
6CI SONO FORMICHE E FORMICHE
Ants and their differences
FORMICHE DEL LEGNO
8QUANDO IL DANNO INGANNA When damage deceives
RODENTICIDI
12MITIGAZIONE DEL RISCHIO DA ANTICOAGULANTI Anticoagulant risk mitigation
CASE HISTORY
18 RILEVAMENTO RODITORI CON INFRAROSSI Rodent detection with infrared sensors
PREVENZIONE
GESTIONE EDIFICI
22INFESTAZIONI OLTRE I MAGAZZINI Pest threats beyond storage
28CONTENIMENTO AEDES IN EUROPA Containment of Aedes in Europe
CHIRONOMIDI
34INFESTAZIONI E SQUILIBRI AMBIENTALI Infestations and environmental imbalances
VESPA ORIENTALIS
38ESPANSIONE URBANA E CONTROLLO Urban expansion and control
COLONIZZAZIONI
I RIFUGI INVERNALI Cockroaches in winter
NORMATIVE GREEN
FRAMEWORK INTEGRATO PER LA SOSTENIBILITÀ Framework for sustainability integration
IN COPERTINA
Da più di 30 anni, Dimensione Pulito è un punto di riferimento per il settore della pulizia professionale, disinfezione, sanificazione e disinfestazione. La monografia Servizi Ambientali è dedicata alle operazioni di disinfestazione e pest control in ambienti civili e industriali, fondamentali per garantire la salubrità degli spazi e la salute di chi li occupa.
ANNO 34 | SUPPLEMENTO n.07
SETTEMBRE 2025
ISSN 2612-4068
Direttore Responsabile Giorgio Albonetti
Direttore editoriale Ornella Zanetti | ornella.zanetti@quine.it
Direttore Tecnico Maurizio Pedrini
Coordinamento editoriale
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Redazione
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Simone Ciapparelli|s.ciapparelli@lswr.it|Tel. +39 344 0571950 Loredana Vitulano|l.vitulano@lswr.it|Tel. +39 342 6618995
Hanno collaborato
Andrea Anelli, Claudio Cantore, Graziano Dassi, Francesco Fiorente,Ugo Gianchecchi, Francesco Nicassio, Alex Pezzin, Ernesto Ragusa, Michele Ruzza, Giacomo Torrenzi Progetto grafico Elisabetta Delfini|e.delfini@lswr.it
Grafica e impaginazione LSWR
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Le formiche non sono tutte uguali, alcune costruiscono società collaborative, altre vivono di predazione e parassitismo. Tra calcoli globali e casi specifici, emergono relazioni che mostrano la straordinaria varietà del loro ecosistema
Non voglio entrare più di tanto in un argomento tanto vasto da spingere autori a scrivere tomi e tomi per dettagliarne i vari aspetti. In estrema sintesi voglio sottolineare che, quando si parla di formiche, è un errore generalizzare; infatti, più mi addentro nell’argomento e più mi convinco che non tutte le formiche hanno lo stesso tipo di società. Ad esempio, le Tetramorium caespitum aggrediscono le colonie di formiche vicine distruggendole. Altre rubano le uova e le larve di altri formicai per nutrirsene oppure per ottenere delle operaie-schiave. Questo tipo di parassitismo ha un nome che è tutto un programma: si chiama “lestobiosi”, ed è appunto una particolare forma di parassitismo in cui una specie vive sottraendo furtivamente le risorse alimentari a un’altra specie. Un esempio nostrano di tale comportamento è riscontrabile nella Formica rufa, le cui operaie non amano lavorare ma preferiscono predare, per cui schiavizzano operaie di altre specie obbligandole ad accudire alla propria prole e a procurare cibo alla colonia. Questa specie utilizza anche una sorta di parassitismo sociale temporaneo introducendosi in nidi di altre specie come Formica fusca, F. lemani, F. glebaria, F. cunicularia e del più diffuso genere Lasius.
20 milioni di miliardi numero stimato di formiche presenti sulla terra 2,5 milioni formiche per ogni abitante presente sulla terra
Va sottolineato che l’uomo favorisce la diffusione di F. rufa introducendo nidi nei boschi di pino, essendo questa formica un grande predatore della processionaria (Thaumetopoea pityocampa).
ESEMPI DI SIMBIOSI
Vale la pena soffermarsi anche su casi opposti, in cui le formiche instaurano relazioni di tipo mutualistico o simbiotico. Particolarmente curiosa è l’alleanza fra una acacia, l’Acacia cornigera, tipica dell’America centrale, che sembra favorire l’insediamento di alcune specie di formiche (Pseudomyrmex ferrugineus) che pagano l’affitto in natura difendendo l’albero dagli insetti fitofagi.
Degno di nota è anche il fatto che molte specie di formiche ospitino nei loro nidi degli afidi nutrendoli per poi nutrirsi dei loro essudati (melata).
O ancora, le formiche coltivatrici di funghi (come le Atta) raccolgono foglie, le trasportano nella colonia come substrato, coltivano funghi come fonte di cibo, e mantengono l’ambiente fungino libero da parassiti grazie anche all’aiuto di batteri produttori di antibiotici.
Queste relazioni mostrano come la simbiosi tra formiche e altri organismi non sia un fenomeno marginale, ma una strategia evolutiva straordinariamente diffusa e diversificata. Grazie a comportamenti, strutture e sostanze chimiche specializzate, le formiche riescono a integrarsi con piante, funghi o insetti in modi sempre più complessi. Conoscere in dettaglio queste interazioni non è soltanto un esercizio di curiosità scientifica: significa anche disporre di strumenti preziosi per la gestione dell’ambiente. Alcune specie, ad esempio, possono essere impiegate come agenti di controllo biologico contro insetti fitofagi o parassiti forestali (come nel caso visto prima di Formica rufa contro la processionaria del pino). Allo stesso tempo, comprendere i meccanismi di cooperazione o di sfruttamento delle risorse aiuta a sviluppare strategie di pest control più mirate, riducendo l’uso di sostanze chimiche e favorendo pratiche di agricoltura e silvicoltura sostenibili.
Uno studio dell’Università di Hong Kong afferma che il pianeta Terra ospiti circa 20 quadrilioni (o 20 milioni di miliardi) di formiche, il che equivarrebbe a circa 2,5 mio di formiche per ogni abitante. Per quanto riguarda il loro peso, la letteratura indica un peso variabile fra 1 e 10 mg (teniamo conto di un valore medio di 5 mg). Se volessimo per sfizio calcolare il peso totale della popolazione di formiche sulla Terra, va da sè che un miliardo di formiche del peso medio di 5 mg peserebbero 5 miliardi
Ants are far from identical: some build cooperative societies, others rely on predation or slavery. Through global estimates and specific examples, we uncover the remarkable diversity of their ecological interactions
It would be impossible to summarize in detail a subject so vast that entire volumes have been dedicated to it. What is crucial, however, is to avoid generalizations: not all ants structure their societies in the same way. For instance, Tetramorium caespitum aggressively attack and destroy nearby colonies. Others steal eggs and larvae, either to feed on them or to raise enslaved workers. This form of parasitism is known as “lestobiosis”, a process in which one species furtively exploits the food resources of another.
A local example of such behavior can be found in Formica rufa Workers of this species are not inclined to work but instead prefer predation, enslaving workers of other species and
di mg. Dato che 1 chilogrammo equivale a 1.000.000 di mg, il peso risulterebbe di 5.000 kg, equivalenti a 5 tonnellate. A questo punto basta moltiplicare per 20.000.000 per ottenere il risultato totale di 100 mio di tonnellate di formiche.
Questi calcoli non sono da considerare fini a se stessi, ma aiutano molto a dare un’idea di quanto questi esseri (come tante altre specie di insetti) siano numerosi sul nostro pianeta.
forcing them to raise their brood and gather food for the colony. Formica rufa also practices a type of temporary social parasitism by infiltrating nests of species such as Formica fusca, F. lemani, F. glebaria, F. cunicularia, and those belonging to the widespread genus Lasius. It is also worth noting that humans have contributed to the spread of F. rufa by introducing their nests into pine forests, as this ant is an effective predator of the pine processionary (Thaumetopoea pityocampa).
SYMBIOSIS EXAMPLES
Of particular interest is the alliance between the Central American acacia (Acacia cornigera) and Pseudomyrmex ferrugineus. The tree encourages settlement of these ants, which in return “pay rent in kind” by defending it against herbivorous insects.
Another notable example is the mutualistic relationship many ant species maintain with aphids: ants protect and nurture them in exchange for their sugary secretions (honeydew). The fungus-growing ants (attines such as Atta) cut and transport
leaves into their nests as substrate for cultivating fungi, which serve as their primary food source. They also rely on symbiotic bacteria producing antibiotics to maintain the fungal culture free of pathogens. These interactions demonstrate that symbiosis between ants and other organisms is not a marginal phenomenon but a widespread and highly diversified evolutionary strategy. Through specialized behaviors, structures, and chemical adaptations, ants integrate with plants, fungi, or insects in increasingly complex ways. Understanding these relationships is not merely a matter of scientific curiosity: it provides valuable tools for environmental management. Some species can be employed as biological control agents against phytophagous insects or forest pests (as in the previous case of Formica rufa against the pine processionary). At the same time, studying how ants cooperate or exploit resources helps design more targeted pest control strategies, reducing the reliance on chemical treatments and promoting sustainable practices in agricolture and forestry.
Lasius fuliginosus
Rosure nel legno e danni insoliti hanno messo in allarme un hotel.
La causa non era rappresentata da roditori, ma da formiche specializzate nell’attaccare il legno.
Un piano di trattamenti mirati ha risolto la situazione
Unusual wood shavings and damage raised alarms in a four-star hotel. The cause was not rodents, but ants specialized in attacking wood: a targeted treatment plan brought the situation back under control
In the case analyzed in this article, a hotel urgently contacted us after the sudden appearance of strange wood shavings one Monday morning, spotted in several rooms on the second floor, right below the roof. The facility in question is a four-star hotel located in the Veronese mountains, at the beginning of the Lessinia mountain range (about 750 m a.s.l.), on the ridge between
ALEX PEZZIN
responsabile tecnico-scientifico azienda pest control
Nel caso che analizzeremo in questo articolo, una struttura alberghiera ci ha contattati d’urgenza per la comparsa improvvisa di strane rosure di legno avvistate un lunedì mattina, all’improvviso, in diversi alloggi situati al 2° piano, proprio sotto alla volta del tetto. Parliamo di un hotel a quattro stelle nei pressi delle montagne veronesi proprio ad inizio della linea Montuosa della Lessinia (circa 750 m s.l.m.), sulla dorsale collinare tra la Valpantena e la Val Squarantola.
SOPRALLUOGO E INTERVISTE
Giunto sul posto ho potuto notare che si trattava di una struttura composta per circa l’80% da travature in legno lamellare a livello del tetto, sottotetto, soffitto dei locali ubicati ai piani alti e per circa un altro 10% da porzioni di legno antico “originario”. I proprietari erano spaventati e pensavano ad opere di danneggiamenti diretti creati da ghiri (Glis glis). Mi sono però accorto che non si trattava di nulla del genere, ma la tipologia di danno riconduceva al mondo delle formiche. Ho così ho approfondito le indagini iniziali intervistando i proprietari e il personale, chiedendo quando il problema ha iniziato a manifestarsi. Mi dissero che la presenza era stata notata la prima volta l’estate precedente (si era in prima-
vera), con accumuli di rosura in un locale della stanza n° 104 al 2° piano, in bagno (locale ad angolo struttura con, adiacente, nella parte esterna, due poderose alberature aghiformi a contatto con rami sulla facciata esterna) e poi da lì, durante l’estate, erano capitati altri episodi nelle stanze adiacenti (la n° 103 e la n° 105) per poi non dare più segni da ottobre fino ad arrivare al febbraio successivo. Poco tempo dopo ci hanno contattati per eseguire un’ispezione ambientale valutativa.
Dapprima pensavo che fossimo di fronte ad una impennata tipica primaverile da parte di formiche appartenenti al raggruppamento delle cosiddette “formiche carpentiere” (generi Camponotus e Crematogaster) specie che sono collegate al legno e che spesso, in certi contesti, possono creare forti disagi e danni dovuti alle loro attività di attacco a tale substrato, Per accertarmi di ciò, ho voluto prendere dei campioni di rosura oltre ad effettuare ispezioni perimetrali esterne per capire eventuali dinamiche di colonia. Una volta effettuate le opportune analisi ambientali, prelevato dei campioni ed eseguito l’identificazione al microscopio abbiamo capito che la specie in questione era Lasius fuliginosus (Latreille, 1798).
Anche detta formica jet, questa specie nidifica preferibilmente negli alberi sia morti che vivi; occasionalmente è stata rinvenuta anche nel terreno, o nelle fessure di muri, probabilmente non per scelta ma per la difficoltà di trovare un ambiente più idoneo, dimostrando adattabilità; non è dato però sapere se in questi casi ha edificato i classici padiglioni di cartone masticato per cui è nota. Questa formica, infatti, predilige le parti interne degli alberi, costruendo nel tronco particolari strutture di legno masticato e mescolato con la sua saliva, che si sviluppano in un materiale “vivo” in quanto costituito in parte da un micelio simbionte, il Cladosporium myrmecophilum, che dà stabilità alla struttura e le cui spore vengono trasportate dalla regina fondatrice nella sacca infraboccale, dalla quale un organo a filtro impedisce l’ingestione delle spore stesse.
Il contesto ambientale della struttura alberghiera (sono stati ristrutturati travi in legno originale come parti portanti della struttura della volta) potrebbe aver costituito la compresenza simultanea di una serie di fattori favorevoli all’insorgenza di colonie della suddetta specie, che presentano, oltretutto, possibilità di co-fondare insieme ad altre specie di formiche in una sorta di parassitismo favorevole. La conformazione della
Valpantena and Val Squarantola.
Upon inspection, I observed that the structure was composed of approximately 80% laminated wood beams (roof, attic, and ceilings of upperfloor rooms) and about 10% of original antique wood. The owners, alarmed, suspected damage caused directly by dormice (Glis glis). However, I quickly realized that the cause was something else entirely: ants.
I therefore decided to investigate further, interviewing the owners and staff to determine when the issue had first appeared. They reported that signs were first noticed the previous
summer (it was spring at the time), with accumulations of wood shavings in room 104, particularly in the bathroom (an end room with large coniferous trees outside, branches in contact with the façade). Over the summer, similar incidents occurred in adjacent rooms (103 and 105), before ceasing in October and reappearing the following February. Shortly after, the hotel contacted us for a professional environmental inspection.
INITIAL HYPOTHESES AND DIAGNOSIS
At first, I suspected a typical spring resurgence of “carpenter ants”
(Camponotus and Crematogaster genera), species associated with wood that can create significant discomfort and damage. To verify this, I collected samples of the wood dust and conducted external perimeter inspections to identify possible colony dynamics.
After environmental analysis and microscopic identification of the samples, the culprit was identified as Lasius fuliginosus (Latreille, 1798).
This species typically nests in both living and dead trees; it is occasionally found in soil or wall crevices, not by preference but due to limited suitable environments, showing adaptability.
It is not always known whether, in such cases, the species still builds its characteristic “carton” nests made of chewed wood and saliva.
These ants prefer the internal parts of trees, constructing elaborate structures made of chewed wood mixed with saliva, reinforced by a symbiotic fungus (Cladosporium myrmecophilum). The fungal spores are transported by the founding queen in a special infrabuccal pocket, where a filter organ prevents their ingestion.
The environmental context of the hotel (where old structural beams had been incorporated into the vaulted ceilings)
Tre interventi ogni 10 giorni con PA Imidacloprid + S-Methoprene i cui effetti si diffondono all’intera colonia.
• Contenitori per esche in gel dotati di sistema di apertura e chiusura per proteggere l’insetticida dalla polvere e dalla luce diretta.
• Verifica dello stato di rinvenimento di esemplari morti a verifica dell’andamento verso la risoluzione dell’infestazione.
• Istruzione del personale dell’hotel alla verifica giornaliera della presenza di esemplari morti sulle pavimentazioni con relativo smaltimento e pulizia di fondo.
temperatura climatica presente nel giorno del sopralluogo, cosa che contrariamente non era stato nelle settimane prima perché vi era stato un periodo di giornate dalla temperatura anormalmente elevata (favorendone l’attività). Questa specie ha dieta mista, predilige sostanze zuccherine ma non disdegna anche proteine.
struttura (di chiara e netta costituzione antica) presenta potenziali nicchie favorevoli alla formazione delle “camere abitate”: in primis le travi a soffitto centrale, varie travature antiche esterne, alberature adiacenti esterne e le pareti costituite da pietre. In sede di sopralluogo si è potuto osservare la presenza (sia tra gli interstizi delle pietre che nella fessurazione presente a livello del pavimento, tutto internamente) di esemplari dal modus comportamentale palesemente rallentato a causa della rigida
likely created favorable conditions for L. fuliginosus colonies, which are also known to co-found with other ant species in a form of parasitic association. The building’s configuration, with central ceiling beams, antique exterior woodwork, adjacent trees, and stone walls, offered potential niches for nest establishment. During inspection, I observed some ants moving sluggishly due to the cold climate that day, whereas in the previous unusually warm weeks, activity had been higher. This species has a mixed diet, primarily preferring sugary substances but also consuming proteins.
Per risolvere il caso, comunque sia, ci siamo basati su un programma di lotta composto da tre interventi (ognuno durato due ore di lavoro effettivo) realizzati ogni dieci giorni, ed eseguiti con Biocida (PT18) in formulato gel a composizione di principio attivo doppio, Imidacloprid + S-Methoprene: in sostanza un insetticida in esca alimentare, i cui effetti si diffondono all’intera colonia tramite la trofallassi (modalità di alimentazione per la quale un individuo condivide il cibo assunto precedentemente con altri individui del proprio gruppo sociale/famiglia). La presenza del regolatore di crescita aumenta l’efficacia del trattamento, poiché S-methoprene provoca infertilità nelle femmine e nelle ninfe in modo che non possano riprodursi o diventare adulti. Tali gel, oltretutto, sono addizionati di Denatonium benzoato (Bitrex) amaricante che scongiura ingestioni accidentali. Durante i passaggi di controllo e intervento, le postazioni (contenitori per esche in gel) sono state opportunamente caricate di prodotto: queste stazioni sono dotate di sistema di apertura e chiusura, proteggono
To resolve the case, we implemented a treatment program consisting of three interventions (each lasting about two hours), spaced ten days apart. The method employed was the application of a PT18 biocidal gel bait containing a double active ingredient: Imidacloprid + S-Methoprene. This insecticidal bait spreads throughout the colony via trophallaxis (foodsharing behavior among nestmates). The presence of the growth regulator S-Methoprene increases effectiveness by causing infertility in queens and
il gel insetticida dalla polvere e dalla luce diretta al fine di mantenere per un tempo più lungo l’efficacia del gel stesso. Di basso “profilo geometrico”, permettono un posizionamento su ripiani o altre superfici e sono dotate di adesivo sul fondo per un mantenimento sicuro della posizione scelta. I tecnici, in ogni passaggio, hanno anche opportunamente verificato lo stato di rinvenimento di esemplari morti a verifica dell’andamento verso la risoluzione dell’infestazione e, cosa molto importante, fin da subito (durante le prime fasi del primo intervento) si sono date opportune indicazioni al personale dell’hotel, al fine di verificare giornalmente la presenza di esemplari morti sulle pavimentazioni con relativo eventuale smaltimento e pulizia di fondo delle superfici stesse.
In realtà, per questo caso, non sono mai stati segnalati esemplari morti visibili negli ambienti; evidentemente l’effetto “ritardato” del gel ha impattato a distanza, fuori dagli ambienti in siti più prossimali alla/e colonie. Il caso è stato quindi risolto brillantemente, anche per via del fatto che le colonie non si erano ancora diffuse, fattore questo che avrebbe sicuramente complicato gli interventi, quantomeno rendendo i tempi di risoluzione più lunghi.
Interessante è stato lo stupore della direzione e del personale dell’hotel sul fatto che il tutto fosse stato causato da semplici formiche. Ricordo ancora il commento di una addetta alle camere che disse: «Ma siete sicuri che non ci siano anche dei ghiri?».
nymphs, preventing reproduction and maturation. The gels are also formulated with Denatonium benzoate (Bitrex), a bittering agent that prevents accidental ingestion.
The gel was placed in bait stations designed to protect it from dust and light, ensuring long-lasting effectiveness. The low-profile, adhesive-backed stations allowed secure placement on shelves or other surfaces. At each visit, technicians monitored the situation, checking for dead specimens as indicators of progress. Importantly, the hotel staff were instructed to inspect
daily for dead ants and ensure thorough cleaning of floors. Interestingly, no visible dead ants were ever reported inside the rooms, likely because the gel’s delayed effect killed the ants outside, closer to their colonies. The infestation was successfully resolved, aided by the fact that the colonies had not yet spread extensively, a situation that would have complicated and prolonged control efforts. What struck the hotel staff most was the surprising culprit: simple ants. As one housekeeper remarked: «But are you sure there aren’t any dormice as well?».
Nell’industria alimentare, così come in ambito civile e zootecnico, l’adozione di soluzioni efficaci e persistenti per la gestione degli infestanti è ormai una necessità imprescindibile. In questo contesto, l’uso di un insetticida naturale che si integri nei programmi di Gestione Integrata degli Infestanti (IPM) rappresenta un valore aggiunto. Newpharm® ha deciso di investire su un prodotto dalle straordinarie caratteristiche residuali: la terra di diatomee.
La terra di diatomee è una polvere inerte ottenuta dalla lavorazione di sedimenti fossili composti dai gusci di antiche microalghe unicellulari. Questi sedimenti amorfi, derivati dai fondali marini, sono ricchi di silice e conferiscono al prodotto una struttura finissima simile al talco. La sua straordinaria leggerezza permette un’adesione immediata sul corpo degli infestanti che entrano in contatto con le superfici trattate.
Tutti gli insetti striscianti, comprese cimici, blatte e larve di lepidotteri, risultano particolarmente vulnerabili alla terra di diatomee. Il meccanismo d’azione è puramente fisico: la polvere assorbe i lipidi della cuticola degli insetti, privandoli della capacità di trattenere umidità e causando disidratazione fatale. Inoltre, le microstrutture cristalline di cui è composta presentano bordi taglienti che provocano microlesioni sugli esoscheletri degli infestanti, amplificando l’efficacia del trattamento.
L’azione meccanica della terra di diatomee risulta particolarmente incisiva sugli acari, la cui cuticola è più sottile rispetto a quella degli insetti. Questo rende il prodotto un alleato fondamentale anche nella gestione di problematiche legate agli acari della polvere e ad altre specie infestanti presenti negli ambienti industriali e zootecnici.
A differenza degli insetticidi chimici tradizionali, la terra di diatomee non presenta rischi di resistenza da parte degli infestanti ed è priva di residui tossici. Grazie alla sua origine naturale, può essere utilizzata con sicurezza in ambienti sensibili, come magazzini alimentari, impianti di trasformazione, allevamenti e strutture ricettive, garantendo un controllo efficace e sostenibile degli infestanti. Newpharm®, con la sua esperienza nel settore della disinfestazione
e della protezione ambientale, continua a innovare offrendo soluzioni naturali ed efficaci per il controllo degli infestanti. La terra di diatomee si conferma quindi un insetticida del futuro, con radici nel passato e un impatto sostenibile per l’ambiente.
Newpharm® continues to innovate by offering natural and effective solutions for pest management. Diatomaceous earth is a fossil powder rich in silica, derived from the shells of microalgae.
Similar to talc, it easily adheres to crawling insects such as bedbugs, cockroaches, and larvae. It acts physically by absorbing the lipids of the cuticle, causing lethal dehydration. Its crystalline microstructures, with sharp edges, produce microlesions on exoskeletons, increasing treatment effectiveness without the use of chemical substances.
Normative, buone pratiche operative e strategie di riduzione del rischio. Spunti per un impiego più consapevole, efficace e sostenibile, sia in ambito urbano che industriale
UGO GIANCHECCHI
consulente in pest management
Quando, in occasione dell’ultima Conferenza Disinfestando, presentai il mio intervento relativo alle possibilità di mitigazione del rischio nell’impiego di rodenticidi anticoagulanti, mi resi conto che, inizialmente, i presenti mi guardavano con un’espressione tra il sorpreso e l’incredulo. In effetti, invece di iniziare illustrando su-
bito i possibili rischi connessi ai rodenticidi anticoagulanti di seconda generazione, esordii mostrando delle immagini di due artisti famosi in tutto il mondo, un musicista come David Bowie e un pittore come Pablo Picasso.
La mia intenzione era quella di dimostrare che entrambi erano accomunati dal fatto che nella loro vita non avevano avuto timore di mettersi sempre in gioco, di sperimentare nuove strade, mostrando sempre una grande attenzione ai cambiamenti che avvenivano di volta in volta nella società. Come nel corso degli anni la società, la musica e l’arte si trasformano, cambiano anche le metodologie di lavoro, che devono adattarsi a nuove esigenze, normative, tecnologie. Fossilizzarsi sulle stesse pratiche può comportare dei rischi; il mondo, infatti, corre veloce e non aspetta. Dopo tale precisazione gli astanti hanno cominciato a seguirmi con più convinzione confermando che, a volte, un inizio a sorpresa può aiutare ad attirare l’attenzione.
Regulations, good operational practices, and risk-reduction strategies. Insights for a more conscious, effective, and sustainable use, both in urban and industrial settings
When, at the last Disinfestando Conference, I presented my talk on the possibilities of mitigating the risk in the use of anticoagulant rodenticides, I noticed that, at first, the audience looked at me with an expression
UNA PROFESSIONE CHE CAMBIA
Se volgiamo lo sguardo indietro ci accorgiamo che nel mondo della disinfestazione abbiamo avuto delle vere e proprie rivoluzioni nelle metodologie operative dovute principalmente ai continui progressi tecnologici e alla ricerca di prodotti più efficaci e sicuri.
Molti cambiamenti però sono stati determinati anche da una società sempre più attenta ai problemi ambientali, ai possibili danni causati da un uso estensivo dei prodotti chimici, insetticidi e rodenticidi compresi, ed ultimamente anche ai problemi relativi al benessere animale. Se pensiamo alle metodologie d’intervento che sono state applicate nel tempo contro i vari infestanti, ci rendiamo conto dei grandi progressi che hanno reso da un lato la vita più facile ai disinfestatori e al contempo hanno ridotto notevolmente i possibili impatti negativi sull’ambiente e sulla fauna non bersaglio. Pensiamo ad esempio agli interventi insetticidi che venivano effettuati con prodotti
somewhere between surprise and disbelief.
In fact, instead of immediately illustrating the possible risks associated with second-generation anticoagulant rodenticides, I began by showing images of two world-famous artists: a musician like David Bowie and a painter like Pablo Picasso. My intention was to demonstrate that both shared the trait of never being afraid, throughout their lives, to take risks, to experiment with new paths, and to always pay close attention to the changes taking place in society.
Just as society, music, and art
transform over time, so too do working methodologies, which must adapt to new needs, regulations, and technologies. Clinging to the same practices can entail risks because the world moves fast and does not wait. After this clarification, the audience began to follow me with greater conviction, confirming that sometimes an unexpected beginning can help capture attention.
A CHANGING
If we look back, we realize that in the world of pest control we have witnessed true revolutions in operational methods,
Valutare la presenza dei roditori con esche virtuali in modo da impiegare i rodenticidi solo nelle zone risultate positive e solo per il tempo strettamente necessario.
Nelle fognature l’esca deve essere fissata alle griglie e ai tombini e deve essere controllata almeno una volta alla settimana, per evitare la sua dispersione nelle reti fognarie.
Allontanare dall’ambiente ogni dispensatore di esca al termine dell’appalto.
Nelle aziende alimentari, integrare e gradualmente sostituire gli anticoagulanti con trappole multicattura.
liquidi contro le blatte o le formiche in strutture ricettive o aziende alimentari, mediante le classiche pompe irroratrici e i nebulizzatori elettrici. Tali metodologie sono diventate in breve tempo quasi obsolete, perché sono state soppiantate da prodotti più pratici come i gel, più facili da applicare, più sicuri e senz’altro meno inquinanti e impattanti sull’ambiente e sulle attività lavorative.
La stessa cosa sta succedendo per quanto riguarda i sistemi di lotta tradizionali impiegati nel controllo delle zanzare. L’impiego di atomizzatori spalleggiati o dei grossi apparecchi autotrasportati utilizzati generalmente per i tradizionali interventi adulticidi si sta progressivamente riducendo perché si stanno facendo strada metodologie d’intervento meno inquinanti e più efficaci.
Attualmente il controllo delle zanzare è incentrato principalmente sulla lotta antilarvale attraverso l’impiego di insetticidi ad azione biologica o meccanica. Questo grazie ai nuovi prodotti a base di oli vegetali o siliconici che creano sulla superficie
dell’acqua un film tale da rendere impossibile alle larve e alle pupe la respirazione dell’ossigeno atmosferico.
Questo cambiamento è dovuto essenzialmente alle nuove indicazioni di legge, come il Piano Nazionale Arbovirosi 20202025 o i Regolamenti Regionali che tendono a ridurre drasticamente l’impiego dei prodotti insetticidi in ambiente urbano ed extraurbano per non danneggiare l’entomofauna utile e la salute umana.
Questa riduzione non è un problema da poco se pensiamo che molte aziende di disinfestazione basano una consistente fetta del proprio fatturato proprio su questo tipo di interventi da eseguirsi nel periodo estivo. Come gli artisti cambiano stile per seguire i mutamenti della società e del mondo, così le aziende di disinfestazione sono obbligate, se vogliono stare al passo con i tempi, a rinnovarsi, a cambiare metodologie operative, a sperimentare i nuovi prodotti e le nuove attrezzature che il mercato mette a disposizione ma anche a recepire le nuove
due mainly to continuous technological progress and the search for more effective and safer products. Many changes, however, have also been driven by a society increasingly attentive to environmental issues, to the possible damage caused by extensive use of chemical products, including insecticides and rodenticides,and, more recently, to animal welfare concerns. If we think of the intervention methodologies that have been applied over time against various pests, we can appreciate the great progress that has, on one hand, made life easier for pest controllers and, on the other, significantly reduced the possible negative impacts on the environment and non-target fauna.
For example, consider insecticide treatments that were once carried out with liquid products against cockroaches or ants in accommodation facilities or food companies, using classic sprayers and electric foggers. These methods soon became almost obsolete, as they were replaced by more practical products such as gels, which are easier to apply, safer, and certainly less polluting and disruptive to both the environment and work activities. The same is happening with traditional control systems used against mosquitoes. The use of backpack atomizers or large vehiclemounted devices generally employed for traditional adulticide treatments is gradually decreasing, as less polluting
and more effective intervention methods gain ground. Currently, mosquito control focuses mainly on larval control through the use of insecticides with biological or mechanical action. This is possible thanks to new products based on vegetable oils or silicones, which create a film on the water surface that makes it impossible for larvae and pupae to breathe atmospheric oxygen.
This shift is essentially due to new legal requirements, which aim to drastically reduce the use of insecticides in urban and extra-urban environments in order not to harm beneficial entomofauna and human health.
This reduction is no small issue if we consider that many pest control companies base a significant share of their revenue precisely on this type of intervention carried out during the summer season.
Just as artists change their style to follow the transformations of society and the world, pest control companies are obliged, if they want to keep up with the times, to innovate, to change operational methods, to experiment with new products and equipment available on the market, and to adapt to new laws and academic guidelines. And speaking of laws and guidelines that lead to changes in operational methodologies, we now arrive at the core of this article: finding a better and
leggi e le nuove linee guida del mondo accademico.
E a proposito di leggi e indicazioni che inducono ad un cambiamento delle metodologie di lavoro, siamo arrivati al cuore pulsante di questo articolo: cercare di trovare un modo migliore e più moderno per utilizzare i rodenticidi anticoagulanti. È innegabile che questi prodotti siano indispensabili per il controllo dei roditori nocivi, tanto che attualmente nessun disinfestatore può farne a meno. Tuttavia, il loro uso generalizzato e continuativo può comportare seri rischi per la fauna non bersaglio perché tali rodenticidi possono accumularsi nel fegato dei predatori naturali dei roditori, come uccelli rapaci e mammiferi carnivori, provocandone la morte. Studi a livello mondiale documentano questo rischio e sono già state elaborate linee guida che ne impongono un uso più oculato e limitato.
Inoltre, sulle etichette della maggior parte dei prodotti in commercio sono riportate indicazioni che riguardano il tempo massimo di un loro utilizzo nell’ambiente o la dicitura del divieto di impiego in maniera
permanente (permanent baiting) o a scopo di monitoraggio. Il dovere di utilizzare tali prodotti in maniera più corretta, in modo da limitarne i possibili effetti negativi, non solo è un obbligo di legge che può comportare sanzioni pecuniarie e penali (vedi D. Lgs. n°179 del 2 novembre 2021) ma è anche un obbligo morale che ogni azienda di disinfestazione ha nei confronti dell’ambiente e della società a cui appartiene.
Le aziende di pest control devono quindi impegnarsi ad utilizzare tali prodotti in maniera corretta, a partire ad esempio dalle campagne di derattizzazione condotte sul territorio cittadino, dove in effetti si concretizzano i maggiori rischi dovuti ad un impiego estensivo degli anticoagulanti, per arrivare poi agli interventi effettuati presso le aree esterne di strutture produttive e aziende alimentari.
Nel primo caso è però necessario abbandonare la vecchia pratica che consiste nel collocare sul territorio centinaia di erogatori di esca, come spesso viene fatto, con il prin-
cipale scopo di renderli visibili ai cittadini e accontentare il committente dell’appalto, senza aver prima avuto un riscontro della effettiva presenza dei roditori. Utile a tal fine risulterebbe l’effettuazione di preventive indagini in campo eseguite da tecnici esperti per individuare quelle zone più sensibili del territorio potenzialmente infestate, quali le aree degradate o incolte, gli edifici abbandonati, i canali o le fognature a cielo aperto, le piccole discariche abusive, l’area di sosta dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti. Sarebbe più logico impiegare, in tali aree, l’esca virtuale per valutare l’eventuale consumo e conseguentemente la reale presenza di ratti e topi. Tali informazioni permetterebbero l’impiego dei rodenticidi solo in quelle zone risultate positive e solo per il tempo strettamente necessario, evitando così di disperdere inutilmente prodotti chimici nell’ambiente. Di estrema importanza risulterebbe inoltre l’allontanamento di ogni dispensatore di esca al termine dell’appalto, cosa questa che raramente viene effettuata perché non remunerativa. Questa mancanza determina
more modern way to use anticoagulant rodenticides. It is undeniable that these products are very important and indispensable for the control of harmful rodents, to the point that currently no pest controller can do without them. However, their generalized and continuous use can pose serious risks to non-target fauna, since such rodenticides can accumulate in the liver of natural predators of rodents, such as birds of prey and carnivorous mammals, leading to their death. Studies worldwide document this risk, and guidelines have already been developed to enforce more careful and limited use. Furthermore, the labels of most products on the market include indications regarding the maximum
time of their use in the environment or the prohibition of permanent use (permanent baiting) or for monitoring purposes. The obligation to employ these products more correctly, in order to limit their possible negative effects, is not only a legal duty that may involve financial and criminal penalties (see Legislative Decree No. 179 of November 2, 2021) but also a moral duty that every pest control company has towards the environment and the society to which it belongs.
Pest control companies must therefore commit to using these products properly, starting with rodent control campaigns carried out in urban
areas, where in fact the greatest risks from extensive use of anticoagulants are concentrated, and extending to interventions carried out in the outdoor areas of production sites and food companies.
In the first case, it is necessary to abandon the old practice of placing hundreds of bait stations throughout the area, as often happens, mainly to make them visible to citizens and to satisfy the client of the contract, without first having verified the actual presence of rodents.
Useful in this regard would be preliminary field surveys conducted by experienced technicians to identify the more sensitive areas potentially infested, such as degraded
or uncultivated areas, abandoned buildings, open-air canals or sewers, small illegal dumps, or waste container areas. It would be more logical to use placebo bait in these areas to assess any consumption and consequently the real presence of rats and mice. Such information would allow the use of rodenticides only in those areas found positive and only for the strictly necessary time, thus avoiding the unnecessary dispersal of chemical products into the environment. Also of great importance would be the removal of all bait dispensers at the end of the contract, something that is rarely done because it is not financially rewarding. This omission often results in the abandonment of equipment in
the environment containing hazardous products.
Equally important, in a strictly urban environment, would be a greater use of rodent control interventions conducted inside sewer networks during the summer months. Sewers are in fact the natural habitat of rats, which use them both as settlement sites and as routes to move from one part of the city to another. In summer, manholes and drains are generally drier, and the
Al termine dell’appalto vengono spesso abbandonate nell’ambiente attrezzature contenenti prodotti pericolosi. I dispensatori di esca andrebbero sempre raccolti
spesso l’abbandono di attrezzature nell’ambiente contenenti prodotti pericolosi.
Altrettanto importante sarebbe, in ambiente prettamente urbano, un maggior ricorso ad interventi di derattizzazione condotti all’interno delle reti fognarie durante i mesi estivi. Le fognature rappresentano infatti gli habitat naturali dei ratti che le utilizzano sia come luoghi di insediamento che come vie di spostamento da una parte all’altra del tessuto cittadino. In estate i tombini fognari e le caditoie risultano in genere più asciutte e l’esca ha maggiore probabilità di rimanere integra per più settimane; in genere una campagna della durata di 30-35 giorni è in grado di garantire un buon controllo dei roditori.
Resta inteso che l’esca deve essere fissata alle griglie e ai tombini e deve essere controllata almeno una volta alla settimana, in modo da poter essere ripristinata se consumata o rimossa in mancanza di consumo, in modo da evitare che con il tempo possa disperdersi nelle reti fognarie.
bait is more likely to remain intact for several weeks; in general, a campaign lasting 30-35 days can ensure good rodent control. Of course, the bait must be fixed to the grids and manholes and must be checked at least once a week, so that it can be replenished if consumed or removed if not consumed, in order to avoid it being dispersed into the sewer networks over time.
Even in industries and food companies, rodenticides can be used more conscientiously through control strategies that restrict their use only to
Anche nelle industrie e nelle aziende del settore alimentare è possibile utilizzare i rodenticidi in maniera più coscienziosa attraverso strategie di lotta che prevedano il ricorso a questi prodotti circoscritto solo a quelle zone più sensibili evidenziate durante la fase preventiva di analisi del rischio. Parliamo ad esempio delle aree destinate alla raccolta dei rifiuti o dei materiali di scarto, delle aree di carico-scarico delle materie prime e dei prodotti finiti, dell’area destinata al lavaggio attrezzature o del depuratore, del perimetro esterno confinante con colture agrarie o zone incolte, eccetera. In queste aree più “sensibili” i rodenticidi anticoagulanti potranno essere inizialmente integrati e pian piano sostituiti dalle moderne e tecnologiche trappole multicattura oggi in commercio e che, solo per motivi economici, ancora stentano a diffondersi fra le aziende di disinfestazione. Per le altre aree a minor rischio potrà risultare utile, in prima istanza, l’impiego della già citata esca virtuale che potrà comunque essere sostituita in qualsiasi momento in caso di consumo da parte dei roditori. La nuova sfida che il disinfestatore dovrà affrontare da ora e per i prossimi anni è quindi racchiusa in un concetto: l’esca rodenticida deve diventare un mezzo di cura, non di prevenzione.
those more sensitive areas identified during the preventive risk assessment phase. We are talking, for example, about areas intended for waste or scrap collection, loading/unloading zones for raw materials and finished products, equipment washing areas or wastewater treatment plants, and the external perimeter bordering farmland or uncultivated areas, etc. In these more “sensitive” areas, anticoagulant rodenticides can initially be integrated and gradually replaced by the modern and technological multi-catch traps
available on the market today, which, for economic reasons alone, are still slow to spread among pest control companies.
For other lower-risk areas, the use of the aforementioned placebo bait may be useful as a first step, which can in any case be replaced at any time if rodent consumption is detected. The new challenge that pest controllers must face from now on and in the coming years can thus be summed up in one concept: rodenticide bait must become a means of cure, not prevention.
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Un intervento di disinfestazione effettuato in un molino dimostra come l’uso della tecnologia possa essere di grande aiuto per individuare punti di ingresso utilizzati dai roditori altrimenti difficilmente rilevabili
FRANCESCO NICASSIO
Siamo all’interno di un molino a grano duro dei primi del ‘900. La struttura, benché sempre perfettamente manutenuta e periodicamente ammodernata, risente dei problemi tipici degli edifici costruiti all’inizio del secolo scorso: scale strette e anguste, un montacarichi posticcio più utile al trasporto di merce e macchinari che di persone, il pavimento in legno, un piano interrato attraversato da numerosissimi cavidotti e tubazioni ma, soprattutto, un ultimo piano, dove sono presenti i filtri dell’aria, coperto da una tettoia.
La struttura - un parallelepipedo con lati di circa 100 X 20 m e sei piani di altezza più quello interrato e, nelle immediate vicinanze, un complesso formato da una decina di
In un molino vengono notate numerose tracce di presenza di roditori. Viene implementato il posizionamento di trappole a scatto e colle e vengono chiuse le possibili vie di ingresso.
Nonostante le misure adottate i roditori continuano a manifestare la loro presenza. Tutti i fori sembrano essere stati chiusi, e non si capisce come riescano a spostarsi da un piano all’altro.
Si decide di installare una rete di sensori di passaggio a infrarossi. Ricostruendo il percorso dai roditori, si scopre un punto di ingresso del quale non si conosceva l’esistenza.
Dopo la chiusura del foro di ingresso non prima individuato, non sono più stati riscontrati roditori. La rete di sensori di passaggio è stata mantenuta a scopo di monitoraggio.
silos in acciaio - confina a nord e ad ovest con il centro abitato, a sud con la ferrovia e a est con un capannone industriale abbandonato.
Agli inizi del mese di novembre 2024, al sesto piano vengono notate impronte ed escrementi di roditori; nei giorni successivi, grazie ad un sensibile aumento della vigilanza, si notano tracce anche in altre zone del molino.
Viene immediatamente allertato il disinfestatore che, tempestivamente, implementa il posizionamento di trappole a scatto e colle su tutti i piani, con particolare attenzione alle scale e ai pianerottoli, i quali, assieme
alle tubazioni pneumatiche e le canaline, sono l’unico collegamento tra i piani. Contestualmente vengono verificati e chiusi, con materiale non oltrepassabile dai roditori, tutti i cavidotti e gli spazi tra le pareti e i pavimenti attraversati dalle tubazioni pneumatiche.
Il giorno successivo viene rinvenuto un ciuffetto di peli e un’impronta su di una trappola collante, segno evidente che il roditore, benché fosse entrato in contatto con la stessa, sia riuscito poi a liberarsi. Da quel momento in poi, né sulle trappole collanti, né su quelle a scatto, né in altro luogo del molino si rinviene più alcuna evidenza.
Col passare dei giorni, si pensa che il roditore sia uscito dalla struttura ma, a distanza di circa una settimana dall’intervento straordinario di disinfestazione, si rinvengono due trappole a scatto disarmate al piano terzo.
Il molino viene ispezionato accuratamente, sebbene con esito negativo, alla ricerca di eventuali punti di nidificazione o accesso; tale ispezione consente però di rinvenire tracce: impronte di zampe e di coda, escrementi e rosicchiamenti, segno di una presenza piuttosto continuativa e costante nel tempo.
A disinfestation intervention carried out in a mill demonstrates how technology can be of great help in identifying entry points used by rodents that would otherwise be very difficult to detect
We are inside a durum wheat mill built in the early 1900s. The structure, although well maintained and periodically modernized, suffers from typical issues of early 20th-century buildings: narrow staircases, wooden flooring, a basement full of ducts and
pipes, and especially a top floor housing air filters beneath a roof canopy.
The building - a parallelepiped measuring about 100 x 20 m, with six floors plus a basement, and a nearby complex of about ten steel silosborders a residential area to the north and west, a railway to the south, and an abandoned industrial warehouse to the east. At the beginning of November 2024, footprints and droppings of rodents were found on the sixth floor.
In the following days, with increased vigilance, traces were also spotted in other parts of the mill.
The pest controller was promptly called.
Snap traps and glue boards were placed throughout all floors, focusing on
staircases and landings, which, along with pneumatic pipes and conduits, represented the only connections between floors. At the same time, all ducts and spaces between walls and floors crossed by pneumatic pipes were sealed with rodent-proof material.
The following day, a tuft of fur and a footprint were found on a glue trap, clear evidence that a rodent had come into contact but managed to escape. From that moment, no further evidence was found on glue traps, snap traps, or elsewhere in the mill.
NEW TRACES
Days later, it was thought the rodent had left the building. However,
about a week after the extraordinary disinfestation, two snap traps were found disarmed on the third floor. A thorough inspection was carried out, with no success in finding nesting or access points. However, footprints, tail marks, droppings, and gnawing were found - signs of continuous presence over time. Despite the large number of snap traps, glue traps, and multi-catch systems positioned everywhere, rodents continued to evade capture. They seemed to have stopped frequenting the floor surfaces, moving instead along higher areas: electrical conduits, pneumatic pipes, screw conveyors, and the upper parts of machinery. How they managed to move between floors
Nonostante il numero di trappole a scatto, colle e sistemi multicattura posizionati in ogni ambiente i roditori continuano a sfuggire e sembra che abbiano smesso di frequentare il pavimento dei piani e si siano spostati solo sulle parti più alte: canaline elettriche, tubi pneumatici, coclee e parti alte dei macchinari. Come facciano a spostarsi da un piano all’altro resta un mistero; tutti i fori passanti da piano a piano sembrano essere stati chiusi e le scale non sembra vengano visitate.
A distanza di circa un mese dal primo rinvenimento, si decide di installare una rete di sensori di passaggio con tecnologia PIR (Passive InfraRed). Tale sistema consente il rilevamento grazie a sensori che si attivano al passaggio di animali a sangue caldo che emettono radiazioni infrarosse. Tali sensori sono collegati tra loro con tecnologia LO.RA (Long Range), un sistema di comunicazione wireless a lungo raggio e a bassa potenza in grado di inviare piccole quantità di dati su grandi distanze, e comunicano con una centralina che invia in tempo reale i dati ad un software gestionale in grado di elaborare le informazioni.
Vengono installati venti sensori di cui: cinque al sesto piano, posizionati in modo pe-
rimetrale al piano con attenzione ai punti di ingresso e uscita delle tubazioni e dei cavi; tre al quarto piano, di cui uno vicino la porta, uno nel punto di ingresso delle tubazioni pneumatiche ed uno all’uscita; tre al secondo di cui uno vicino la porta, uno nel punto di ingresso delle tubazioni pneumatiche ed uno all’uscita; cinque al piano terra posizionati in modo perimetrale al piano, con attenzione ai punti di ingresso e uscita delle tubazioni e dei cavi; quattro al piano interrato, posizionati in modo perimetrale al piano con attenzione ai punti di ingresso e uscita delle tubazioni e dei cavi. Detti sensori, installati in data 2 dicembre 2024, iniziano a raccogliere dati.
A distanza di una settimana esatta, incrociando i dati delle segnalazioni con gli orari, si capisce con buona sicurezza il tragitto percorso dai roditori. A seguito di un sopralluogo mirato nella zona di potenziale ingresso posta al sesto piano, si scopre un foro che collegava l’esterno con l’interno, difficilmente raggiungibile, tra due tubazioni parallele che percorrono tutti i piani del molino. Nello spazio tra un tubo e l’altro si rinvengono numerosi escrementi.
I roditori evidentemente entravano dall’esterno a scopo trofico e poi uscivano percorrendo lo stesso percorso. Vengono quindi posizionate due tavolette collanti
immediatamente all’ingresso del foro; anche qui viene posizionato un sensore di passaggio che, nella notte successiva, segnala la presenza. La mattina dopo vengono rinvenuti sulle tavolette collanti quattro roditori della specie Rattus rattus e, contestualmente, viene chiuso dall’esterno il foro di ingresso.
Dopo la chiusura di quell’unico foro di ingresso, non prima individuato, non sono più stati riscontrati ingressi. La rete di sensori di passaggio è stata mantenuta a scopo di monitoraggio.
Le innovazioni digitali nel pest management stanno trasformando la gestione dei roditori, portando a sistemi più efficaci, efficienti e sostenibili. L’integrazione delle tecnologie IoT con sensori intelligenti, monitoraggio remoto e analisi dei big data ha migliorato la capacità di rilevare tempestivamente le infestazioni e ottimizzare gli interventi, riducendo i costi operativi e l’impatto ambientale.
La gestione intelligente dei parassiti è ormai una realtà che offre alle aziende una soluzione altamente tecnologica per affrontare le problematiche legate ai roditori, portando a risultati migliori per l’ambiente e per l’economia.
remained a mystery; all inter-floor passages appeared sealed, and the stairs seemed unused.
About a month after the first findings, it was decided to install a network of PIR (Passive InfraRed) passage sensors. These detect warm-blooded animals by infrared radiation. The sensors were connected using LoRa (Long Range) wireless communication technology, a low-power long-range system capable of transmitting small amounts of data over long distances. The sensors communicated with a control unit that sent real-time data to management software for analysis. Twenty sensors
were installed: five on the fifth floor, around the perimeter, focused on pipe and cable entry/exit points. Three sensors on the fourth floor (one near the door, one at pneumatic pipe entry, one at exit). Three sensors on the second floor (same positioning as the fourth). Five sensors on the first floor, around the perimeter, with focus on pipe and cable access. Four sensors on the ground floor, around the perimeter, again focusing on pipe and cable entry/ exit points. The sensors, installed on December 2, 2024, immediately began collecting data. One week later, crossreferencing time-stamped data showed with good certainty the rodents’ path. A targeted inspection at a potential
sixth-floor entry point revealed a hole connecting outside and inside, hidden between two parallel pipes running throughout the mill. Numerous droppings were found between them. The rodents were evidently entering from outside for food and exiting via the same route. Two glue boards were placed at the entry hole, along with a passage sensor. The following night, the sensor signaled activity. The next morning, four Rattus rattus were found stuck to the glue boards, and the entry hole was sealed from the outside. After sealing that single, previously undetected entry hole, no further intrusions were reported. The sensor network was maintained for monitoring.
Digital innovations in pest management are transforming rodent control, enabling more effective, efficient, and sustainable systems.
The integration of IoT technologies with smart sensors, remote monitoring, and big data analytics has improved early infestation detection and optimized interventions, reducing operating costs and environmental impact.
Intelligent pest management is now a reality, offering businesses highly technological solutions to address rodent-related problems, leading to better outcomes for both the environment and the economy.
Pest SKilled è il nuovo partner esperto e competente nella gestione dei roditori infestanti. Si tratta di una metodologia di lavoro “più qualificato”, o “skilled”, che permette di ridurre, se non addirittura evitare, il rischio di intossicazione secondaria a carico della fauna selvatica e degli animali domestici. Dispositivi digitali ed elettronici dotati di sensori avanzati che, rilevano la presenza dei roditori e, grazie a notifiche digitali, consentono un intervento tempestivo e mirato da parte degli operatori. Questo approccio non solo contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, ma rappresenta anche un passo avanti significativo per il settore della derattizzazione. L’adozione di metodi non cruenti e rispettosi dell’ambiente consente infatti di innovare profondamente il settore e di raccogliere dati utili per analizzare e costruire modelli previsionali sulle infestazioni di roditori.
Appartengono alla famiglia di prodotti “Pest Skilled”:
• Spectre 2.0: tramite i sensori di movimento e le trappole a scatto per la cattura, consente di monitorare la presenza dei roditori in tempo reale 24/24 – 7/7. La tecnologia in uso consente di raccogliere dati per elaborare strategie sempre più efficaci, grazie alla piattaforma ByronWeb e alla app dedicata.
• Aurotrap: disponibile in due modelli: Aurotrap Nature e Aurotrap Collect. Sono trappole automatiche sostenibili e non cruente. Utilizzano un meccanismo a pistone alimentato da cartucce di CO2. per eliminare i roditori in modo rapido e veloce. La connessione web e l’avanzato sistema di app e portale web garantiscono la connettività.
• Clash!: trappola elettromeccanica per topi in grado di eliminare fino a 25 topi. I roditori, attirati all’interno della trappola, toccano due poli e vengono colpiti da uno shock elettrico fatale. Successivamente, grazie alla presenza di una botola, vengono chiusi
in una vasca di raccolta ermetica (all’interno di un sacchetto). Il sacchetto consente una rimozione igienica ed evita la dispersione di odori sgradevoli. Ora disponibile anche con connessione per il controllo in remoto.
• TrapMe Fenrir è una postazione a scatto IoT in grado di comunicare da remoto lo stato delle catture con grado di certezza pari al 100%. TrapMe Fenrir è disponibile con una connettività migliorata, che comprende attraverso un modem integrato LTE-M (GSM, GPRS). Il portale web consente una visione completa sull’operatività della trappola e dei dati di cattura.
Pest SKilled contribuisce in maniera concreta a eliminare le procedure ridondanti, evitare le uscite per verifiche non necessarie, ottimizzare i tempi degli operatori, valorizzando l’esperienza dei tecnici sul campo.
Pest SKilled is the new expert and reliable partner in managing rodent infestations. It represents a more qualified, or “skilled,” working methodology that reduces, or even eliminates, the risk of secondary poisoning affecting wildlife and
domestic animals. Digital and electronic devices equipped with advanced sensors detect the presence of rodents and, through digital notifications, enable timely and targeted intervention by operators.
servizi ambientali
CLAUDIO CANTORE responsabile tecnico impresa pest control
FRANCESCO NICASSIO consulente gestione integrata e sostenibile infestanti
Gli insetti delle derrate a volte sono in grado di infestare anche ambienti che nulla hanno a che fare con lo stoccaggio di prodotti alimentari. Questo caso dimostra come le criticità non derivino solo da errori di gestione, ma anche da fattori strutturali e ambientali
Gli insetti delle derrate alimentari costituiscono una minaccia silenziosa ma persistente nei contesti industriali, soprattutto laddove vengono manipolati materiali di origine biologica, vegetale o animale. Sebbene la loro presenza sia storicamente associata a depositi di cereali, mulini, pastifici e panifici, negli ultimi anni si è assistito a infestazioni sempre più importanti anche in settori insospettabili, come quello dell’industria gelatiera, delle gelatine industriali, della chimica di base, farmaceutico, cosmetico, nutraceutico, tessile, biotecnologico e medicale I prodotti coinvolti, spesso altamente raffinati e trasformati, non sono di per sé sufficienti a sostenere la vita degli insetti, ma residui, polveri, sostanze organiche, collanti e sostanze ausiliarie possono rappresentare un substrato utile per la sopravvivenza, l’insediamento e, in alcuni casi, la proliferazione attiva di specie infestanti.
Tra queste, occorre riconoscere un ruolo di primo piano al Tribolium castaneum, il cosiddetto coleottero rosso della farina, un piccolo tenebrionide che, sebbene non
pericoloso per l’uomo in senso diretto, è in grado di colonizzare ambienti industriali con sorprendente efficacia. Il suo ciclo biologico rapido, l’adattabilità ambientale e la capacità di spostarsi tra intercapedini, pavimenti e impianti elettrici lo rendono un ospite indesiderato e difficile da eradicare, specialmente in edifici di vecchia costruzione o ristrutturati più volte nel corso degli anni.
T. castaneum è un coleottero lungo circa 3-4mm, di colore bruno-rossiccio, con ali sviluppate e funzionali. È attivo soprattutto in ambienti chiusi e miti, con temperature comprese tra 25 °C e 35 °C, condizioni spesso presenti nei locali tecnici e produttivi delle aziende. Si nutre di farine, amidi, cereali, mangimi, spezie, ma anche di materiali organici disidratati e di scarti polverosi, rendendolo pericoloso anche in ambienti apparentemente privi di alimenti disponibili. Oltre a contaminare fisicamente il materiale (con larve, esuvie e feci), è in grado di alterarne le caratteristiche organo-
Stored-product insects can sometimes infest environments entirely unrelated to food storage. This case demonstrates that critical issues may arise not only from management errors, but also from structural and environmental factors
Stored-product insects represent a silent yet persistent threat in industrial settings, especially where
materials of biological, plant, or animal origin are handled. While their presence has historically been associated with grain storage facilities, mills, pasta factories, and bakeries, in recent years increasingly significant infestations have also emerged in unsuspected sectors such as ice cream manufacturing, industrial gelatin production, basic chemistry, pharmaceuticals, cosmetics, nutraceuticals, textiles, biotechnology, and medical industries. The products involved, often highly refined and
processed, are not sufficient on their own to sustain insect life. However, residues, dust, organic matter, adhesives, and auxiliary substances can provide a viable substrate for survival, settlement, and in some cases, active proliferation of pest species.
Among these pests, Tribolium castaneum, commonly known as the red flour beetle, plays a leading role. This small tenebrionid, though not directly dangerous to humans, is remarkably
lettiche attraverso la secrezione di chinoni, composti che rilasciano un odore pungente e sgradevole. Questi ultimi, in alcune produzioni, possono alterare anche le superfici e interferire con materiali sensibili, come gelatine, colle, film idrosolubili e capsule. Il vero punto di forza del T. castaneum, tuttavia, è la sua capacità di nascondersi all’interno della struttura edilizia. Questo insetto non si limita a vivere nei materiali sfusi o tra gli scaffali, ma si insinua tra i battiscopa, nelle fessure dei pavimenti, nelle canaline elettriche, dietro i quadri di distribuzione e persino nei cavi passanti tra un ambiente e l’altro. È proprio questa
caratteristica che lo rende particolarmente insidioso in ambienti industriali nei quali, nonostante la pulizia costante ed accurata, il controllo strutturale può risultare particolarmente difficile.
Quando si pensa agli infestanti in ambienti industriali, il pensiero va direttamente alle grandi, medie e piccole aziende alimentari, mentre raramente si inseriscono nell’elenco dei luoghi a rischio tutte le aziende che, pur lavorando materie prime di origine vegetale e/o animale, non producono prodotti alimentari. Tuttavia, la realtà è ben diversa;
le linee di produzione sono spesso circondate da laboratori, magazzini, locali tecnici, aree di ricevimento merci, spogliatoi e aree di servizio, spesso non sottoposte agli stessi rigorosi controlli che interessano le aree produttive. Prodotti come gli eccipienti naturali, le gelatine, le sostanze proteiche e i derivati animali e vegetali sono substrati perfetti per l’attrazione di specie come Tribolium, Lasioderma o Plodia. La presenza di polveri sottili, umidità localizzata e calore costante creano un microambiente ideale anche in contesti potenzialmente non ideali. L’aspetto più critico, tuttavia, è dovuto al fatto che l’infestazione può nascere non da un errore di gestione o da una contaminazione esterna, ma da elementi intrinseci all’edificio, come strutture murarie antiche, materiali porosi o intercapedini non bonificate.
Prendiamo in esame un caso reale che ha avuto luogo in un’azienda industriale produttrice di generi non alimentari situata nelle campagne salentine e, più precisamente, nella zona industriale posta a sud di un piccolo centro urbano; essa confina a nord con due capannoni utilizzati come rimessa di macchinari agricoli, a est e sud con due aziende edili, a ovest con un campo coltivato. Nei primi mesi del 2025 que-
efficient at colonizing industrial environments. Its rapid biological cycle, environmental adaptability, and ability to move through cavities, flooring, and electrical systems make it an undesirable and difficult-to-eradicate guest, particularly in older or repeatedly renovated buildings.
Tribolium castaneum measures about 3 - 4 mm in length, is reddish-brown in color, and has fully developed and functional wings. It thrives especially in enclosed, warm environments with temperatures between 25 °C and 35 °C, conditions often found in technical and
production areas of factories. It feeds on flour, starches, cereals, animal feed, spices, as well as dehydrated organic material and dusty residues, making it a hazard even in places seemingly free of available food sources. In addition to physical contamination of materials (with larvae, exuviae, and feces), T. castaneum alters organoleptic properties through quinone secretion, compounds that release a pungent and unpleasant odor.
In certain productions, these secretions can also damage surfaces and interfere with sensitive materials such as gelatins,
adhesives, water-soluble films, and capsules.
Its true strength, however, lies in its ability to hide within building structures. The beetle does not limit itself to living in bulk materials or on shelves, but infiltrates baseboards, floor cracks, electrical conduits, switchboards, and even cable passages between rooms.
This makes it especially insidious in industrial environments where, despite constant and thorough cleaning, structural control may prove highly challenging.
When thinking about pests in industrial contexts, the focus is usually on food companies of all sizes, while businesses that handle raw materials of plant or animal origin but do not produce food are rarely considered at risk. The reality, however, is different. Production lines are often surrounded by laboratories, warehouses, technical rooms, receiving areas, locker rooms, and service zones that are not subject to the same rigorous monitoring as production areas. Products such as natural excipients, gelatins, protein substances, and
sta azienda è stata oggetto di un’infestazione tanto atipica quanto problematica. I locali produttivi, posizionati nella zona più interna e più protetta dell’edificio, erano estremamente controllati, monitorati e puliti e la produzione seguiva standard GMP rigorosissimi. L’impianto di monitoraggio infestanti presente in azienda, poiché la stessa produceva prodotti non alimentari partendo da materie prime che, seppur di origine vegetale e animale, non erano giudicate “infestabili”, comprendeva monitoraggio su insetti volanti a fototropianimal or plant derivatives are perfect substrates for attracting pests like Tribolium, Lasioderma, or Plodia
The presence of fine dust, localized humidity, and constant heat creates a microenvironment favorable to infestation even in seemingly unsuitable contexts.
The most critical aspect, however, is that infestation may not originate from management errors or external contamination, but from intrinsic elements of the building itself, such as old masonry, porous materials, or unremediated cavities.
smo positivo e su insetti striscianti provenienti dall’esterno e roditori.
COMPARSA E IDENTIFICAZIONE
Tra la fine del mese di marzo e l’inizio di aprile, sono stati individuati alcuni insetti di piccole dimensioni nei locali di servizio adiacenti all’area produttiva, ossia corridoi tecnici, magazzino intermedio e locali elettrici; gli stessi insetti, oltre che per terra, erano presenti anche sui pannelli collanti delle trappole fototropiche - lampade.
Grazie al proprio laboratorio interno di
A real case occurred in early 2025 in a non-food industrial company located in the Salento region, within an industrial area south of a small town. The plant bordered to the north with two warehouses used for storing agricultural machinery, to the east and south with two construction companies, and to the west with farmland.
In the first months of 2025, this company experienced an atypical and problematic infestation. The production areas, located in the innermost and most protected section of the building,
riconoscimento infestanti, ColService srl, l’azienda appaltatrice dei servizi di pest management, ha classificato velocemente gli stessi come esemplari di Tribolium castaneum. Inizialmente, la presenza è stata attribuita a un’eventuale contaminazione delle materie prime o a un errato stoccaggio temporaneo. Tuttavia, le ispezioni di filiera non hanno evidenziato alcun segno di infestazione né tra i fornitori, né nelle aree di ricevimento merci. Col passare dei giorni si è verificato un importante aumento di esemplari, i quali progressivamente si avvi-
were highly controlled, monitored, and cleaned, with strict GMP standards in place. Since the company worked with non-food products derived from plant and animal raw materials, which were not considered “infestable,” the existing pest monitoring system was limited to flying insects attracted to light, crawling insects from outdoors, and rodents.
APPEARANCE AND IDENTIFICATION
Between late March and early April 2025, small insects were detected in service rooms adjacent to the production area, such as technical
corridors, intermediate warehouses, and electrical rooms. The same insects were found both on the floor and on sticky panels of UV light traps. The contracted pest management company quickly identified them through its in-house laboratory as specimens of Tribolium castaneum. At first, the infestation was attributed to possible contamination of raw materials or improper temporary storage. However, supply chain inspections revealed no signs of infestation among suppliers or in receiving areas. Over the following days, the number of specimens grew
Il posizionamento di nastro biadesivo lungo il battiscopa e intorno alle prese elettriche ha dimostrato che gli insetti emergevano dal muro. Erano inoltre presenti all’interno delle prese elettriche e sui pannelli collanti delle trappole fototropiche - lampade
cinavano ai locali produttivi. La situazione ha allarmato sia la proprietà che l’azienda di disinfestazione.
Le azioni inizialmente adottate sono state coerenti con i protocolli classici: installazione di trappole a feromoni, pulizie straordinarie, aspirazione meccanica degli insetti, trattamento adulticida localizzato con
piretroidi. Tali operazioni hanno consentito, in pochi giorni, di ridurre in maniera significativa la presenza di insetti. Tuttavia, dopo circa una settimana, il problema è riemerso in maniera più intensa. Gli insetti, piccoli ma agili, venivano osservati nei pressi dai bordi del pavimento, in particolare lungo i battiscopa e in prossimità di un pavimento galleggiante. Nonostante le bonifiche, le presenze aumentavano. Le indagini esterne sono state estese anche ai locali adiacenti e ai quadri elettrici ove non è stato rinvenuto alcun nido, residuo o substrato alimentare apparente.
L’INTUIZIONE
A quel punto si è deciso di spostare il focus dall’interno dell’edificio alla parte esterna ed alla struttura muraria. Si è notato che la zona più coinvolta era quella a nord della struttura; gli insetti, presenti in maniera più copiosa nei pressi di un muro di confine, andavano diminuendo e si distribuivano in maniera scalare nel resto dell’edificio. La parete in oggetto, risalente a oltre cento anni prima, presentava in alcune sezioni muri costruiti con la tecnica del terrapieno: un metodo architettonico largamente utilizzato in passato, in cui le intercapedini murarie venivano riempite con terra, resi-
significantly, progressively approaching production areas. This development raised serious concern for both the company and the pest control provider.
The initial actions adopted followed standard protocols: installation of pheromone traps, extraordinary cleaning, mechanical vacuuming of insects, and localized adulticide treatments with pyrethroids. Within a few days, these actions significantly reduced insect numbers. However, about a week later, the problem
resurged even more intensely. The beetles were increasingly observed along floor edges, particularly near baseboards and raised flooring. Despite repeated remediation efforts, their numbers continued to grow. Further inspections extended to adjacent rooms and electrical panels, yet no nests, residues, or food substrates were found.
Attention then shifted from the interior to the building’s exterior and structure. The most affected area was the northern
wall of the facility. Beetle density was highest near this wall and gradually decreased throughout the building. The wall in question, more than a century old, was partly built using the embankment technique, an architectural method once widespread, in which wall cavities were filled with soil, plant residues, sand, and gravel to insulate and reinforce.
A simple yet effective test confirmed the suspicion: double-sided adhesive tape was applied along baseboards, on both the floor and wall sides, and around electrical outlets. After 24
hours, insects were found trapped on both sides, showing they were emerging from within the wall, passing through invisible cracks and cable holes. Opening the outlets revealed numerous insects inside conduits and junction boxes. Further confirmation came from an inspection of the adjacent agricultural machinery warehouses on the opposite side of the wall, where significant quantities of durum wheat residues and T. castaneum specimens were discovered. The owner explained that these premises had been used for grain storage for five years before being
dui vegetali, sabbia e pietrisco per isolare e consolidare.
L’intuizione è stata confermata da un esperimento semplice quanto efficace: nastro biadesivo lungo il battiscopa, posizionato sia sul pavimento che sulla parete, e intorno alle prese elettriche. Dopo 24 ore, gli insetti risultavano incollati su entrambi i lati, dimostrando che emergevano dal muro, passando attraverso fessure invisibili e fori tecnici dei cavi elettrici. Aperte le prese elettriche, si è notato che, all’interno delle stesse e nei corrugati, vi erano numerosi insetti. Si è avuta un’ulteriore riprova a seguito di un sopralluogo nei capannoni adiacenti alla parete nord della struttura e adibiti a rimessa di macchine agricole. Guardando per terra è stata notata la presenza di notevole quantità di grano duro e residui vegetali, insieme ad un importante numero di triboli della stessa specie, trovati esattamente dalla parte opposta del muro, all’interno dell’azienda in oggetto. Chiedendo al proprietario del locale, si è venuto a sapere che, nei cinque anni precedenti, quei locali erano stati utilizzati come magazzino per il grano e, solo di recente, svuotati ed utilizzati per il ricovero dei mezzi. A quel punto, tutto è risultato decisamente più chiaro. Gli insetti, sviluppatisi
all’interno dei magazzini, non avendo più a disposizione il materiale da infestare, stavano migrando in altri luoghi da colonizzare e, quindi, sfruttando ogni singola fessura e foro presenti nel muro, si trasferivano dall’altra parte, penetrando all’interno dell’azienda in oggetto.
La soluzione ha richiesto un approccio multidisciplinare oltre alla disinfestazione classica: innanzitutto, grazie all’utilizzo di una resina, sono stati chiusi perfettamente tutti i possibili fori presenti nella zona del sottotetto e del battiscopa. Poi sono state applicate polveri fossili (terre di diatomee) lungo i perimetri e nelle prese elettriche, per creare barriere meccaniche. In seguito, sono state sigillate tutte le canaline e i passaggi non utilizzati, con schiume poliuretaniche ignifughe e infine trattata la parete dal lato esterno, quello della rimessa delle macchine agricole, con prodotti microincapsulati lungamente residuali. Nel frattempo, è stato avviato un piano di ristrutturazione per eliminare progressivamente le pareti in terrapieno e sostituirle con soluzioni più adatte al contesto industriale moderno. Nel giro di due mesi, l’infestazione è stata eradicata completamente
e già da fine giugno non è stato rinvenuto più nessun esemplare.
CONOSCERE L’AMBIENTE
Il caso illustrato in questo articolo mette in luce una verità fondamentale spesso trascurata nella gestione delle infestazioni: la conoscenza della biologia e del comportamento degli insetti non basta se non è accompagnata da una profonda comprensione dell’ambiente architettonico e tecnico in cui si opera.
Tribolium castaneum, come altri infestanti delle derrate, è un organismo opportunista, capace di sfruttare le imperfezioni strutturali, l’età degli edifici, le discontinuità nei materiali e persino gli impianti elettrici per colonizzare ambienti che, sulla carta, dovrebbero essere immuni da infestazioni. In contesti ad alta sensibilità, come le aziende industriali, è quindi indispensabile affiancare all’igiene e alla disinfestazione un approccio etologico-strutturale, in grado di anticipare e prevenire le vie di ingresso e sviluppo dell’infestazione. Solo attraverso la sinergia tra entomologia, edilizia, ingegneria edile, prevenzione e monitoraggio continuo si possono garantire standard qualitativi compatibili con la sicurezza dei prodotti e la salute dei consumatori.
recently converted into machinery storage. At this point, the situation became clear: deprived of their food source in the warehouse, the beetles migrated through every available crack and passage in the wall into the neighboring company.
The solution required a multidisciplinary approach in addition to standard pest control. First, all possible openings in the roof and baseboards were sealed with resin. Then, diatomaceous earth was applied
along perimeters and inside outlets to create mechanical barriers.
Unused conduits and passages were sealed with fire-resistant polyurethane foams. Finally, the northern wall adjacent to the agricultural warehouse was treated externally with longlasting microencapsulated products. Meanwhile, a structural renovation plan was launched to progressively replace the old walls with solutions more suitable for modern industrial contexts. Within two months, the infestation was completely eradicated, and by late June no further specimens were detected.
The case illustrated in this article highlights a crucial truth which is often overlooked in pest management: knowledge of insect biology and behavior is not enough unless combined with a deep understanding of the architectural and technical environment in which one operates.
Tribolium castaneum, like other stored-product pests, is an opportunistic organism, capable of exploiting structural imperfections, building age, material discontinuities, and even electrical systems to colonize
environments that, in theory, should be immune to infestation.
In high-sensitivity industrial contexts, it is therefore essential to complement hygiene and pest control measures with an ethological-structural approach, anticipating and preventing entry routes and infestation development. Only through synergy between entomology, architecture, building engineering, prevention, and continuous monitoring can quality standards be guaranteed, ensuring both product safety, product quality and consumer health.
servizi ambientali prevenzione
La diffusione crescente delle zanzare invasive Aedes, vettori 0di virus come dengue, chikungunya e Zika, rappresenta una sfida anche per il Vecchio Continente. Servono approcci basati su sorveglianza, gestione integrata e collaborazione tra istituzioni, cittadini e imprese di disinfestazione
Negli ultimi anni l’Europa meridionale ha registrato un aumento significativo di casi autoctoni di malattie trasmesse dalle zanzare Aedes, in particolare dengue e chikungunya. Nel 2024, solo per la dengue, sono stati confermati 327 casi autoctoni in diversi Stati membri, con un picco senza precedenti che ha superato di molto le cifre degli anni precedenti. La presenza ormai stabile di Aedes albopictus (la cosiddetta
zanzara tigre) in 13 Paesi dell’Unione e la ricomparsa di Aedes aegypti in aree come Cipro, Madeira e Canarie hanno creato le condizioni per trasmissioni locali che fino a poco tempo fa sembravano impensabili. A questo si aggiungono le migliaia di casi di dengue importati dai viaggiatori provenienti da aree endemiche, che fungono da innesco per catene di trasmissione autoctone.
SORVEGLIARE I PUNTI DI INGRESSO Un aspetto cruciale per prevenire nuove introduzioni riguarda il monitoraggio nei principali punti di ingresso: porti, aeroporti e snodi commerciali. Le merci sensibili come pneumatici usati e piante ornamentali costituiscono un veicolo particolarmente favorevole alle uova e alle larve di Aedes, che possono sopravvivere in acqua stagnante a lungo. In passato, l’introdu-
zione di Aedes aegypti a Madeira e Aedes albopictus in Italia e Francia è stata associata proprio a questi canali. Oggi si insiste sull’importanza di applicare protocolli di disinfezione per navi e aerei provenienti da aree endemiche e di potenziare i controlli mirati sulle merci a rischio. Per le imprese di disinfestazione che operano in ambito portuale e aeroportuale, questo rappresenta un campo di azione sempre più rilevante. Un aspetto cruciale per prevenire nuove introduzioni riguarda il monitoraggio nei principali punti di ingresso: porti, aeroporti, snodi commerciali e aree di stoccaggio di merci sensibili come pneumatici usati e piante ornamentali. Le uova di Aedes possono sopravvivere in acqua stagnante a lungo e viaggiare con le merci, dando origine a nuove colonie. L’adozione di protocolli di disinfezione per navi e aerei provenienti da aree endemiche, così come controlli mirati sulle merci a rischio, rappresenta una misura essenziale per ridurre le possibilità di diffusione.
URBANO
Una volta che le zanzare Aedes si insediano in un territorio, il controllo diventa
The growing spread of invasive Aedes mosquitoes, vectors of viruses such as dengue, chikungunya, and Zika, also poses a challenge for Europe. Approaches based on surveillance, integrated management, and collaboration among institutions, citizens, and pest control companies are needed.
In recent years, Southern Europe has recorded a significant increase in autochthonous cases of Aedes-borne diseases, particularly dengue and chikungunya. In 2024 alone, 327 locally
Sud Europa: Italia, Francia, Spagna, Grecia
Isole e territori speciali: Madeira, Canarie, Cipro
Aedes albopictus (zanzara tigre): stabilmente presente in 13 Paesi UE Aedes aegypti: ricomparsa in zone insulari (Madeira, Canarie, Cipro)
Fattori di rischio
Movimenti di merci sensibili (pneumatici usati, piante ornamentali)
Viaggi internazionali da aree endemiche
Urbanizzazione e ristagni d’acqua che favoriscono i focolai larvali
acquired dengue cases were confirmed in various Member States, marking an unprecedented peak far above previous years. The now stable presence of Aedes albopictus (the so-called tiger mosquito) in 13 EU countries and the reappearance of Aedes aegypti in areas such as Cyprus, Madeira, and the Canary Islands have created the conditions for local transmission that until recently seemed unthinkable. Added to this are thousands of imported dengue cases from travelers returning from endemic areas, which act as triggers for local transmission chains. Monitoring points of entry
A crucial aspect of preventing new introductions concerns monitoring at
complesso e costoso. Le città offrono numerosi microhabitat favorevoli allo sviluppo larvale: tombini, caditoie stradali, sottovasi, serbatoi non coperti. Le campagne di prevenzione si basano sulla rimozione o sul trattamento sistematico dei ristagni d’acqua, ma per avere efficacia è necessaria una gestione integrata che coinvolga più attori. Le imprese di disinfestazione giocano un ruolo centrale: i programmi di monitoraggio e gli interventi larvicidi devono essere regolari e prolungati nel tempo, per evitare che la popolazione di zanzare si rigeneri rapidamente dopo interventi sporadici. Un altro elemento strategico è il coinvolgimento dei cittadini. La cosiddetta sorveglianza passiva può essere attivata con sistemi digitali, applicazioni mobili e campagne di sensibilizzazione nelle scuole e nelle comunità. La segnalazione di esemplari sospetti o l’invio di campioni raccolti facilita un monitoraggio capillare a costi ridotti. Per le imprese di disinfestazione, l’integrazione di questi strumenti può significare accesso a dati più aggiornati, utili per pianificare interventi tempestivi. Accanto alla sorveglianza sul campo, gli strumenti di modellizzazione ecologica consentono di stimare le aree potenzial-
major entry points: ports, airports, and commercial hubs. Sensitive goods such as used tires and ornamental plants provide a particularly favorable vehicle for Aedes eggs and larvae, which can survive in stagnant water for a long time. In the past, the introduction of Aedes aegypti in Madeira and Aedes albopictus in Italy and France was linked precisely to these channels. Today, emphasis is placed on the importance of applying disinfection protocols for ships and airplanes arriving from endemic areas and strengthening targeted controls on high-risk goods. For pest control companies operating in ports and airports, this represents an increasingly
important field of action. Monitoring entry points such as ports, airports, commercial hubs, and storage areas of sensitive goods like used tires and ornamental plants is essential. Aedes eggs can survive in stagnant water for long periods and travel with goods, giving rise to new colonies. Adopting disinfection protocols for ships and planes from endemic areas, along with targeted inspections of high-risk goods, is therefore an essential measure to reduce the chances of spread.
Urban territory management Once Aedes mosquitoes settle in a territory, control becomes complex and costly. Cities provide numerous
Oggi in Europa sono disponibili vaccini per dengue e chikungunya, che rappresentano uno strumento in più per la prevenzione, soprattutto nei viaggiatori o nei residenti in aree a rischio. Per il virus Zika, invece, non esistono ancora vaccini autorizzati.
Questo rafforza l’importanza di misure non farmacologiche, come strategie di disinfestazione coordinate, la protezione individuale dalle punture o l’eliminazione dei focolai larvali.
microhabitats favorable to larval development: manholes, street drains, flowerpot saucers, and uncovered water tanks. Prevention campaigns are based on the removal or systematic treatment of standing water, but effectiveness requires integrated management involving multiple stakeholders. Pest control companies play a central role: monitoring programs and larvicide treatments must be regular and prolonged over time to prevent mosquito populations from regenerating quickly after sporadic interventions. Another strategic element is citizen involvement. So-called passive surveillance can be activated through digital systems, mobile apps, and awareness campaigns in schools and
mente favorevoli all’espansione delle zanzare. Variabili come temperatura media, piovosità e densità urbana vengono utilizzate per prevedere in quali zone la colonizzazione è più probabile. Questi modelli permettono di indirizzare le risorse laddove il rischio è più alto, migliorando l’efficacia degli interventi. Per le aziende del settore, rappresentano un’opportunità per offrire servizi sempre più mirati e basati su evidenze scientifiche.
Il ricorso a trattamenti adulticidi resta una misura eccezionale, da adottare soprattutto in contesti di emergenza sanitaria legati a focolai di trasmissione. L’uso massivo di piretroidi, infatti, comporta rischi di resi-
communities. Reporting suspicious specimens or sending collected samples facilitates widespread monitoring at low cost. For pest control companies, integrating these tools can provide access to more up-to-date data, useful for planning timely interventions. Alongside field surveillance, ecological modeling tools make it possible to estimate areas potentially favorable to mosquito expansion. Variables such as average temperature, rainfall, and urban density are used to predict where colonization is most likely. These models allow resources to be directed where the risk is highest, improving intervention effectiveness. For companies in the sector, this represents an opportunity to offer increasingly
stenza e non è raccomandato su larga scala. Più efficace è l’approccio peri-domestico o perifocale: interventi mirati nelle aree attorno ai casi segnalati, con nebulizzazioni localizzate. Ciò richiede però una capacità di risposta rapida e coordinata, in stretta sinergia con le autorità sanitarie.
La gestione delle zanzare Aedes non può essere affidata a un solo attore. È necessario un approccio multisettoriale, che coinvolga autorità sanitarie, amministrazioni locali, cittadini e, in prima linea, le imprese di disinfestazione. Per queste ultime si aprono nuove sfide e opportunità: dallo sviluppo di tecniche innovative di monitoraggio e controllo, alla consulenza alle amministrazioni per la predisposizione di piani integrati, fino alla collaborazione in progetti europei di sorveglianza.
La diffusione delle zanzare Aedes in Europa è una realtà con cui fare i conti. L’efficacia delle azioni dipenderà dalla capacità di integrare conoscenze scientifiche, tecnologie predittive, sensibilizzazione della popolazione e interventi professionali di disinfestazione. Le imprese del settore hanno davanti a sé un ruolo chiave: diventare partner strategici delle istituzioni nella difesa della salute pubblica.
targeted, evidence-based services. Role of PC companies
The use of adulticidal treatments remains an exceptional measure, to be adopted mainly in health emergencies linked to outbreaks. The massive use of pyrethroids entails resistance risks and is not recommended on a large scale. More effective is the peridomestic or perifocal approach: targeted interventions in areas around reported cases, with localized spraying. This, however, requires rapid and coordinated response capacity in close synergy with health authorities.
The management of Aedes mosquitoes cannot be entrusted to a single actor.
A multisectoral approach is needed, involving health authorities, local
administrations, citizens, and, at the forefront, pest control companies. For the latter, new challenges and opportunities are emerging: from developing innovative monitoring and control techniques, to providing advice to administrations for integrated planning, to collaborating in European surveillance projects.
The spread of Aedes mosquitoes in Europe is now a reality to contend with. The effectiveness of actions will depend on the ability to integrate scientific knowledge, predictive technologies, public awareness, and professional pest control interventions. Companies in the sector face a key role: becoming strategic partners of institutions in protecting public health.
Leonardo Lifescience Group è il primo gruppo indipendente italiano nel settore chimico, con una missione chiara: proteggere e prendersi cura delle persone e degli ambienti attraverso soluzioni efficaci, sicure e sostenibili.
Nato dalla fusione di due realtà storiche come Vebi Istituto Biochimico e Bleu Line, il gruppo ha saputo valorizzare competenze complementari, mantenendo le identità distintive delle aziende che lo compongono e creando al tempo stesso un polo integrato, dinamico e innovativo
Il modello organizzativo di Leonardo Lifescience Group prevede il ruolo di holding al 100% delle due società, che restano indipendenti e focalizzate sui propri mercati di riferimento.
Vebi opera nei settori consumer, semi-professionale e professionale, distribuendo i propri marchi in Italia e all’estero. All’interno del suo portafoglio si distingue Vebi Tech, brand dedicato ai professionisti del Pest Control, che propone soluzioni di alta qualità, innovative e sviluppate per rispondere alle esigenze operative più specifiche.
L’approccio dinamico di Vebi, orientato al miglioramento continuo, assicura una presenza capillare e una proposta sempre competitiva, capace di coniugare innovazione e qualità.
Bleu Line, da oltre 40 anni, è specializzata nel Pest Management e offre un ampio catalogo di prodotti biocidi a marchio proprio.
L’azienda è anche distributore esclusivo per l’Italia di brand internazionali, tra cui lo stesso Vebi Tech, garantendo una gamma trasversale e completa, capace di supportare i professionisti del settore con strumenti affidabili e performanti.
Bleu Line offre un servizio formazione certificata ai professionisti del Pest Management per trasferire al mercato know-how e innovazione direttamente a chi opera ogni giorno nella gestione e
prevenzione degli infestanti.
Leonardo Lifescience Group vanta inoltre un polo produttivo dedicato al contract manufacturing e al private label, i cui asset strategici sono rappresentati dall’expertise manifatturiera, dal reparto di Ricerca & Sviluppo e dal Regulatory Affairs.
La partecipazione a Parasitec 2025 rappresenta per il Gruppo un momento di dialogo e confronto per costruire, insieme, un futuro più sicuro, sostenibile ed efficiente.
Il Gruppo sarà presente con due spazi dedicati: allo stand C6 con le soluzioni a brand di Vebi Tech e Bleu Line e allo stand A41 per approfondire le soluzioni customizzate della divisione private label.
Leonardo Lifescience Group, born from the aggregation of Vebi Istituto Biochimico and Bleu Line, is Italy’s first independent group in the chemical sector, committed to
effective and sustainable solutions.
Vebi operates in consumer and professional markets through dedicated brands, including Vebi Tech for Pest Management, while Bleu Line, with over 40 years of experience, offers a complete range of products and certified training.
Leonardo Lifescience Group will attend Parasitec - Booth C6 & A41.
Il futuro del Pest Management non può che essere sostenibile. È la visione che guida, fin dalla sua nascita, Ekommerce, un’azienda abruzzese che ha fatto della ricerca di soluzioni a basso impatto ambientale la propria missione.
La linea di trappole luminose Klight, destinata alla gestione degli insetti volanti e oggi diffusa su tutto il territorio nazionale, rappresenta una testimonianza concreta di questo impegno. Pensata per rispondere alle esigenze di diversi settori, dall’industria alimentare ai magazzini logistici fino al canale Horeca, Klight si articola in tre collezioni: Industrial, Commercial e Horeca. «Ogni ambiente ha caratteristiche e necessità specifiche – spiega Giuseppe Spina, responsabile scientifico di Ekommerce – per questo abbiamo sviluppato soluzioni diversificate, capaci di garantire efficacia e conformità alle normative in materia di sicurezza e igiene».
Tra i modelli più consolidati figurano i modelli UV Pro 40 e Pro 80, trappole robuste e affidabili nate per rispondere agli alti standard richiesti dall’industria agro-alimentare. Ma la vera novità è rappresentata dalla linea LED: pur avendo già lanciato sul mercato alcuni modelli, Ekommerce continua a investire con decisione nella ricerca e nello sviluppo. Ad oggi, le lampade LED presenti sul mercato non raggiungono ancora le stesse prestazioni delle trappole UV con tubi attinici, ma l’impegno costante di Ekommerce punta a colmare questa distanza. «Con la linea LED – aggiunge Spina – miriamo a offrire maggiore efficienza energetica, lunga durata e ridotta emissione di calore, rispondendo non solo alle esigenze operative dei professionisti, ma anche alle stringenti normative europee in tema di sostenibilità». Parallelamente, l’azienda ha sviluppato la propria ricerca sui pannelli collanti, dando vita alla linea Flux, realizzata in collaborazione con l’Università del Molise. I risultati sono sorprendenti: fino al 180% in più di insetti catturati rispetto alle piastre gialle tradizionali.
Il mercato, intanto, si muove verso l’adozione sempre più ampia dei protocolli di Integrated Pest Management (IPM), che puntano a ridurre l’uso di prodotti chimici. In questo scenario, le trappole luminose a piastra collante diventano strumenti fondamentali per il monitoraggio e la prevenzione. «L’obiettivo – conclude Spina – è fornire soluzioni che garantiscano sicurezza, qualità e sostenibilità, valori che per noi rappresentano la vera essenza del Made in Italy».
Ekommerce, an Abruzzo-based company, is leading the sustainable future of Pest Management with low environmental impact solutions. The Klight range of light traps,
available in Industrial, Commercial and Horeca versions, addresses sector-specific needs while ensuring safety and hygiene. Alongside the UV Pro models, LED innovation promises greater energy efficiency. Flux, developed with the University of Molise, boosts capture effectiveness, reinforcing the IPM approach focused on sustainability and Made in Italy quality.
Le variazioni climatiche e gli squilibri ambientali possono generare pullulazioni improvvise di insetti. Un caso eclatante si è verificato in Toscana,
dove
i chironomidi hanno invaso strutture sanitarie e spazi urbani, a causa del degrado
ALEX PEZZIN responsabile tecnico scientifico azienda pest management
Per quanto riguarda la maggior parte degli animali che si riproducono sessualmente, meccanismi neuroendocrini sincronizzano la maturazione dei gameti e regolano il comportamento di accoppiamento. Mentre gli animali che vivono in ambienti non stagionali come le foreste pluviali tropicali possono rimanere in condizione riproduttiva per tutto l’anno, per gli animali che vivono in ambienti stagionali non è efficiente produrre spermatozoi e uova continuamente.
Le specie che vivono in questi climi procreano quando le condizioni ambientali sono più favorevoli alla sopravvivenza della prole. Gli stimoli che determinano il tempo della riproduzione provengono frequen-
temente da una o più variazioni cicliche di fattori ambientali come la temperatura, il fotoperiodo e la disponibilità di acqua e alimento. Il fotoperiodo può scatenare modificazioni ormonali che influenzano lo stato riproduttivo degli animali maturi.
Un modello ideale in grado di riassumere i concetti sopra esposti è rappresentato, in alcune parti dell’Africa, dalle locuste del deserto ( Schistocerca gregaria , Forskål, 1775): queste sono considerate da agricoltori e allevatori una vera piaga. Questi ortotteri proliferano invadendo i campi e minacciando la produzione agricola e la sicurezza alimentare. Il conseguente rischio sono le carestie. Volano a milioni, capaci
di nutrirsi di interi raccolti in pochissimo tempo, come dimostrato dalle invasioni di locuste che nel 2019-2020 hanno devastato l’Africa orientale.
Tramite modelli matematici e climatici, sono state esaminate le dinamiche locuste-clima e tutti i fattori che influenzano le invasioni degli insetti. Il clima gioca un ruolo fondamentale nel ciclo di vita delle locuste. Queste, infatti, si riproducono in modo spaventoso quando periodi di siccità si alternano a piogge continue. Sono queste le condizioni favorevoli che innescano le invasioni.
Senza andare troppo in giro per il mondo, possono crearsi anche in Italia fenomeni abnormi, improvvisi ed eclatanti di nascite
Climatic variations and environmental disruptions can trigger sudden insect outbreaks. A striking case occurred in Tuscany, where swarms of chironomids invaded healthcare facilities and urban spaces, linked to the degradation of the Orbetello lagoon
For most animals that reproduce sexually, neuroendocrine mechanisms synchronize the maturation of gametes and regulate mating behavior. While
animals living in non-seasonal environments such as tropical rainforests may remain in reproductive condition year-round, for those inhabiting seasonal environments it is not efficient to continuously produce sperm and eggs.
Species in such climates reproduce when environmental conditions are most favorable for the survival of their offspring. The stimuli that determine reproductive timing often derive from one or more cyclical variations in environmental factors such as temperature, photoperiod, and the availability of water and food. The photoperiod, for instance,
improvvise di miriadi di insetti? Sì, ed ogni tanto, tramite i mass media, giungono notizie di vere e proprie invasioni.
UN’INVASIONE DI CHIRONOMIDI
Durante i mesi di marzo e aprile abbiamo ricevuto diverse segnalazioni, da parte di strutture sanitarie in Toscana, che sono state prese letteralmente d’assalto da nuvole di insetti che hanno ricoperto muri, pareti e porzioni di infissi.
Giunti sul posto abbiamo appurato che si trattava di una singola specie di insetti, ordine ditteri, famiglia chironomidi. Le cause di questo ingente fenomeno sono state ricondotte allo stato e alle condizioni delle lagune di Orbetello, in particolare all’eutrofizzazione delle acque (l’eccessiva proliferazione di alghe e batteri dovuta alla presenza di grandi quantità di nitrati e fosfati da fertilizzanti e altri inquinanti) che ha degradato l’ecosistema lagunare, provocando la moria degli organismi che si nutrono delle larve di chironomidi. È ipotizzabile che la quantità delle larve sopravvissute dallo scorso anno sia stata ragguardevole, ed è bastato quindi un periodo
Diminuire l’apporto di sostanza organica nel corpo idrico.
Promuovere l’insediamento dei loro predatori (pesci, uccelli, pipistrelli).
Effettuazione di trattamenti larvicidi a base di Bacillus thuringiensis.
Sostituzione lampade esterne bianche con lampade a luce gialla.
Falciare regolarmente i prati dei giardini.
la promozione dell’insediamento dei loro predatori (in particolare pesci, uccelli e pipistrelli), l’effettuazione di trattamenti larvicidi con prodotti biologici a base di Bacillus thuringiensis var. israeliensis. Per prevenire le invasioni serali, è possibile sostituire le lampade esterne bianche con quelle di colore giallo che hanno minore capacità attrattiva per questi insetti. Altri accorgimenti consistono nel falciare i prati dei propri giardini, in quanto i chironomidi durante il giorno sostano più volentieri in mezzo alla vegetazione, e collocare nelle proprie aree verdi ricoveri per i pipistrelli (bat-box) per facilitarne la colonizzazione. I pipistrelli sono infatti degli efficienti predatori di chironomidi.
can trigger hormonal changes that affect the reproductive state of mature animals. An ideal model that illustrates these concepts can be found, in some regions of Africa, in desert locusts (Schistocerca gregaria, Forskål, 1775). These orthopterans are considered a true scourge by farmers and breeders. They proliferate by invading fields and threatening agricultural production and food security, with the consequent risk of famine. They fly in millions, capable of devouring entire crops in a very short time, as demonstrated by the 2019-2020 locust invasions that devastated East Africa.
Through mathematical and climatic models, the dynamics between locusts and climate have been studied along with all the factors that influence insect invasions. Climate plays a fundamental role in the life cycle of locusts. Indeed,
invernale relativamente mite perché sia stato possibile il verificarsi di sciamature simultanee e abnormi. Per ridurre le grandi pullulazioni di chironomidi si devono percorrere strategie di riequilibrio ambientale che comprendono la riduzione dell’apporto di sostanza organica nel corpo idrico,
they reproduce in frightening numbers when periods of drought alternate with prolonged rainfall. These are the favorable conditions that trigger invasions. Without looking too far afield, can similar abnormal, sudden, and striking outbreaks of swarming insects occur in Italy? The answer is yes, and from time to time the media report news of real invasions.
During the months of March and April, we received several reports from healthcare facilities in Tuscany that were literally besieged by clouds of insects covering walls, façades, and window frames.
Upon inspection, we confirmed that they belonged to a single species of insect: order Diptera, family Chironomidae. The causes of this large-
Ogni tipologia di intervento, per questo target di insetto, risulta quindi inapplicabile in termini di reali benefici, soprattutto se si raggiungono improvvisamente livelli di abbondanza come quelli evidenziati. Questi fenomeni sono realmente clamorosi e sensazionali ma sono altrettanto imprevedibili e suscettibili dalle condizioni meteoclimatiche stabilite di volta in volta dalla cosiddetta “stagionalità”.
scale phenomenon were traced back to the condition of the Orbetello lagoons, particularly to the eutrophication of the waters (the excessive proliferation of algae and bacteria due to the presence of large amounts of nitrates and phosphates from fertilizers and other pollutants). This process has degraded the lagoon ecosystem, causing the death of organisms that normally feed on chironomid larvae.
It is likely that a significant number of larvae survived from the previous year, and a relatively mild winter was enough to allow simultaneous and abnormal swarming events. To reduce massive chironomid outbreaks, environmental rebalancing strategies are needed, including reducing organic matter input into water bodies, encouraging the settlement of their natural predators (particularly fish, birds, and bats),
and applying biological larvicidal treatments with Bacillus thuringiensis var. israeliensis.
To prevent evening invasions, outdoor white lamps can be replaced with yellow ones, which are less attractive to these insects. Other measures include mowing lawns, since chironomids tend to rest during the day in vegetation, and installing bat boxes in gardens and green areas to facilitate bat colonization. Bats are, in fact, efficient predators of chironomids.
Every type of intervention for this insect target, however, proves ineffective in terms of tangible results, especially when sudden, large-scale outbreaks occur. These phenomena are truly striking and sensational, yet equally unpredictable and strongly influenced by meteoclimatic conditions dictated each time by so-called “seasonality.”
Da oltre 60 anni Copyr è sinonimo di qualità e innovazione nel settore dell’igiene ambientale. Oggi l’azienda presenta due nuovi prodotti professionali per gli operatori della disinfestazione: Gel Scarafaggi e Gel Formiche, soluzioni efficaci e versatili per contrastare le infestazioni negli ambienti più diversi.
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servizi ambientali
vespa orientalis
La Vespa orientalis, specie autoctona ma in rapida espansione, sta colonizzando nuovi territori italiani, inclusi contesti urbani.
Diffusione, impatto ambientale e strategie di contenimento più efficaci
ERNESTO RAGUSA
Ricercatore Dipartimento SAAF UniPa
Vespa orientalis Linnaeus, 1771, meglio conosciuta come “calabrone orientale” è balzata agli onori della cronaca negli ultimi due anni, grazie anche ad alcuni articoli pubblicati da testate nazionali e interviste a “specialisti” del settore. Le si imputano danni provocati agli apiari, una difficile convivenza con gli umani e di operare una vera e propria invasione del territorio nazionale.
Nel mondo, la maggioranza delle specie (22 in totale) appartenenti a questo genere, sono localizzate in Asia, in Nord Africa, nella penisola Arabica, in India, Nepal, Cina (Carpenter et al., 1997; Archer, 1998), Sud America (Dvorak, 2006), Stati Uniti, Canada (Carpenter et al., 1997) e ovviamente Europa (Cetkovic, 2002). In Italia il genere Vespa, oltre che dalla succitata V. orientalis è rappresentato anche da Vespa crabro Linnaeus, 1758 (calabrone europeo), e Vespa velutina Lepeletier, 1856 (calabrone asiatico); le prime due sono specie autoctone, mentre la terza è di recente introduzione nel nostro paese (De Michelis et al., 2014) e per questa ragione ha un areale ancora ridotto ma in espansione. V. crabro e V. orientalis sono da sempre presenti nel Sud e Centro Italia. Distinguere V. orientalis dalle altre due specie risulta abbastanza semplice anche per i non addetti ai la-
The Oriental hornet (Vespa orientalis), a native but rapidly expanding species, is colonizing new territories in Italy, including urban environments. Its spread, environmental impact, and the most effective containment strategies are outlined
Better known as the Oriental hornet, Vespa orientalis has gained media attention in the past two years, thanks also to coverage in national
vori; essa ha una lunghezza che va dai circa 2,5 cm delle operaie ai 3,5 cm delle fondatrici, possiede livrea rosso ruggine (a differenza di V. velutina che è sostanzialmente scura) e soprattutto due evidenti bande gialle presenti sul segmento addominale che la distinguono perfettamente da V. crabro, il cui segmento addominale è quasi per intero di colore giallo. Su queste due bande gialle sembra che sia presente un pigmento chiamato xantopterina che è in grado di assorbire l’energia solare e rendere attive le vespe (Plotkin M., 2011; Plotkin M., 2012). Per questo motivo esse, a differenza di molte altre specie, lavorano ininterrottamente anche durante le ore più calde della giornata. V. orientalis è quindi una specie autoctona; non deve ingannare il termine “orientalis”, utilizzato da Linneo che per primo ne fece la descrizione.
A conferma di ciò anche una nota divulgata dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), secondo cui V. orientalis “(…) è una specie nativa, storicamente presente in Sicilia, Calabria e Campania. Negli ultimi anni è stata segnalata la sua presenza anche nelle regioni del Centro (Lazio e Toscana) e Nord d’Italia (Friuli-Venezia Giulia e Liguria) (…)”.
Le regioni maggiormente colpite sono quelle
outlets and interviews with sector “specialists.” It has been blamed for damage to apiaries, difficult coexistence with humans, and what has been described as a true invasion of national territory. Globally, most species of this genus (22 in total) are located in Asia, North Africa, the Arabian Peninsula, India, Nepal, China (Carpenter et al., 1997; Archer, 1998), South America (Dvorak, 2006), the United States, Canada (Carpenter et al., 1997), and of course Europe (Cetkovic, 2002). In Italy, the genus Vespa includes not only V. orientalis, but also Vespa
crabro Linnaeus, 1758 (European hornet) and Vespa velutina Lepeletier, 1856 (Asian hornet). The first two are native species, while the third has been introduced more recently into Italy (De Michelis et al., 2014) and therefore still has a limited but expanding distribution. V. crabro and V. orientalis have always been present in central and southern Italy. Distinguishing V. orientalis from the other two species is relatively simple even for non-specialists. Workers measure about 2.5 cm and foundresses up to 3.5 cm; they have a reddish-rust
Adulto di calabrone intento a smembrare un’ape. Essi compiono dei veri e propri assedi davanti alle arnie, costringendo le api, una volta allo stremo, a sciamare lasciando campo libero agli aggressori
del sud Italia, con la Sicilia in testa. Qui, fino ad una decina di anni fa, la presenza di V. orientalis era limitata alle zone costiere e mai oltre i 200 m s.l.m. Da allora il numero di esemplari e di colonie è aumentato a dismisura; dalle segnalazioni che arrivano, l’areale sembra che si stia espandendo, seguendo una configurazione a macchia di leopardo.
Questa espansione così radicale fa pensare che l’insetto non avesse finora colonizzato l’entroterra e/o zone ben al di sopra dei 200 m s.l.m. semplicemente perché non le aveva ancora raggiunte e non perché, come
erroneamente ipotizzato, non trovasse le condizioni climatiche ideali (Volynchik et al., 2008).
V. orientalis è una specie sociale che fonda e abita colonie stagionali. Questo significa che la sua presenza è limitata da marzo, periodo in cui viene fondata la colonia, fino ai primi giorni di dicembre, quando tutti gli abitanti del nido (fondatrice, operaie e maschi) muoiono; le uniche che restano vive sono le nuove fondatrici che cercheranno luoghi riparati dove passare l’inverno per poi, in primavera, fondare le nuove colonie. I vecchi nidi restano vuoti, non verranno riutilizzati e sono destinati a sgretolarsi. La dieta delle tre specie è molto simile (Raveret Richter, 2000); essa è composta prevalentemente da zuccheri (Ishay, 1964) e proteine (anche melata di varia natura) che si procurano su piante e scarti di ogni genere.
Anche la predazione rappresenta un importante metodo con cui procacciarsi il cibo; le api da miele sono sicuramente tra le loro prede preferite. I calabroni effettuano una caccia spietata nei confronti delle api non risparmiando nessun “abitante” degli alveari: adulti, larve di tutte le età e bottinatrici in volo.
La prima fase è rappresentata da dei veri e
propri assedi: decine di calabroni “galleggiano” davanti alle arnie impedendo alle api di effettuare qualsivoglia attività. Ed è a questo punto che si svolge la seconda fase dell’attacco; la famiglia, infatti, portata allo stremo, è costretta a sciamare, lasciando campo libero agli aggressori che, indisturbati, penetrano nell’alveare, saccheggiando tutto ciò che trovano: larve, miele e i pochi adulti rimasti all’interno.
Le api che durante gli assedi tentano il volo vengono subito predate e trasportate poco distante dove vengono letteralmente smembrate; le parti proteiche (soprattutto il torace) sono triturate, ingurgitate e portate al nido per nutrire le larve (Ishay J., 1968).
Le segnalazioni su tutto il territorio nazionale, dal 2016 ad oggi, hanno subito un’importante impennata, dimostrando come questo insetto abbia una enorme capacità di adattamento anche e soprattutto in ambienti antropizzati.
In città, infatti, il calabrone si trova perfettamente a suo agio e la presenza dell’uomo non lo intimorisce per nulla; addirittura trova questi luoghi molto confortevoli e ricchi di fonti trofiche per fondare nuove colonie e condurre una vita tranquilla.
La cospicua presenza di rifiuti maleodoranti, infatti, rappresenta un’ulteriore fonte di cibo di facile e immediata reperibilità:
body color (unlike the predominantly dark V. velutina) and two clear yellow bands on the abdominal segment that distinguish them from V. crabro, which has a largely yellow abdomen. These yellow bands contain a pigment called xanthopterin, which can absorb solar energy and activate the hornets (Plotkin, 2011; Plotkin, 2012). This enables them, unlike many other species, to remain active even during the hottest hours of the day.
Contrary to what the name might suggest, V. orientalis is a native species. The term “orientalis” was assigned by
Linnaeus, who first described it. The most affected regions are in southern Italy, especially Sicily. Until about ten years ago, its presence was limited to coastal areas below 200 m a.s.l. Since then, the number of individuals and colonies has increased dramatically, expanding in a “leopard-spot” pattern. This radical expansion suggests that the insect had not colonized inland and higher-altitude areas simply because it had not yet reached them, and not because climatic conditions were unsuitable, as previously assumed (Volynchik et al., 2008).
V. orientalis is a social species that forms seasonal colonies. This means its presence is limited from March, when the colony is founded, until early December, when all members (queen, workers, and males) die. The only survivors are the new foundresses, which overwinter in sheltered locations and start new colonies the following spring. Old nests are abandoned, never reused, and eventually disintegrate. The diet of the three hornet species is very similar (Raveret Richter, 2000), consisting mainly of sugars
(Ishay, 1964) and proteins (including honeydew) collected from plants and various waste sources. Predation also plays a key role in food acquisition, with honey bees being one of their preferred prey. Hornets mount relentless attacks on hives, targeting adults, larvae of all ages, and foragers in flight. The first phase involves a true siege: dozens of hornets hover in front of hives, preventing bees from leaving or entering. In the second phase, the exhausted colony is forced to abandon the hive, leaving the hornets free to enter and plunder larvae, honey,
scarti organici, cibo in decomposizione e tutto ciò che può fornire zuccheri e proteine necessari alla dieta e che consente alle famiglie di accrescersi numericamente e strutturalmente, facendo potenzialmente (e non solo) aumentare il numero delle colonie negli anni successivi.
Le operaie volano alla ricerca di cibo per se stesse (sostanze zuccherine) e soprattutto per le numerose larve che si stanno sviluppando all’interno del nido; queste ultime, come accennato, hanno bisogno di sostanze proteiche che vengono loro proposte, tramite trofallassi (Ishay 1973), dalle stesse operaie che le hanno raccolte.
All’interno del nido, quando le larve sono particolarmente affamate, si può udire un tipico schiocco da loro provocato con le mandibole: è il segnale che lanciano alle nutrici in attesa che queste ultime soddisfino il loro bisogno di cibo.
Una colonia in salute e ben sviluppata può ospitare fino a 400/600 individui adulti e altrettante larve. Il “ricambio generazionale” avviene ogni 40/60 giorni, che rappresentano rispettivamente il periodo di sviluppo dall’uovo all’adulto e l’aspettativa di vita di un singolo individuo.
Una fondatrice può deporre giornalmente un numero di uova che può andare da 30 a 40. In città i nidi vengono costruiti all’interno di anfratti nei muri, in vecchie costruzioni abbandonate, magazzini, ecc. e in tut-
L’INTERNO DEI CASSONI DELLE SERRANDE
È UN LUOGO IDEALE
ti quei posti dove è possibile trovare riparo e calore e che, in definitiva, sostituiscono perfettamente le gallerie sotterranee normalmente scavate e utilizzate in campagna.
RAPPORTO CON GLI UMANI
È all’interno dei cassoni delle serrande che i calabroni trovano le migliori condizioni per la costruzione delle loro colonie; sono
infatti luoghi riparati dagli agenti atmosferici e quindi ben asciutti, tranquilli e caldi. Difficilmente possono essere disturbati e/o notati soprattutto nei primi mesi successivi alla fondazione. In questi casi, le colonie sono demograficamente scarne e i voli da e per il nido sono sporadici e isolati. Soltanto dopo il mese di agosto, quando le colonie raggiungono il loro massimo splendore, i voli sono continui durante l’intera giornata e alcuni individui sentinella stazionano costantemente all’ingresso del nido, la presenza della famiglia diventa evidente.
I nidi raggiungono spesso notevoli dimensioni e lo scorrere delle serrande provoca danni alla struttura con un conseguente frenetico volo fuori dal cassone che mette in allarme i cittadini: decine di individui, stressati, volano freneticamente nelle immediate vicinanze, sbattendo ripetutamente sui vetri, come per cercare una ulteriore via di accesso o di fuga. Appare quindi chiaro come una colonia in perfetta salute non passa di certo inosservata. Per questi motivi, da giugno e fino ad ottobre, le segnalazioni ai vigili del fuoco e agli specialisti del settore, oltre che le richieste di intervento fatte alle ditte specializzate sono davvero numerose. Il timore che la cittadinanza ha nei confronti di questi imenotteri è probabilmente dovuto alle grosse dimensioni e anche al ronzio, particolarmente accentuato, emesso
and the few remaining adults. Bees attempting to fly out during the siege are immediately captured, dismembered nearby, and reduced to protein-rich parts (especially the thorax), which are ingested and carried back to the nest to feed the larvae (Ishay, 1968).
Reports across Italy have risen sharply since 2016, demonstrating the species’ remarkable adaptability, especially to urban environments. In cities, the Oriental hornet thrives, showing no fear of human presence. Urban areas, with
their abundance of food waste, provide ideal conditions for new colonies.
Organic scraps, decomposing food, and any sugar- or protein-rich material support population growth, potentially increasing the number of colonies year after year.
Workers forage for sugars for themselves and proteins for the larvae.
Hungry larvae signal their need for food by producing a distinct snapping sound with their mandibles, prompting workers to feed them through trophallaxis (Ishay, 1973). A healthy, well-developed colony may host
400-600 adult individuals and an equal number of larvae. Generational turnover occurs every 40-60 days, corresponding to the egg-to-adult development period and the adult lifespan. A single queen can lay 30–40 eggs per day.
In urban areas, nests are often built in wall crevices, abandoned buildings, warehouses, and similar sheltered, warm spaces that replicate the subterranean galleries usually used in rural areas.
RELATIONSHIP WITH HUMANS
The most favorable nesting sites are
roller shutter boxes, which provide dry, sheltered, and warm conditions. In the early months, colonies are small and flights sporadic, making them hard to detect. From August onward, however, colonies reach peak development: flights become continuous, guards are stationed at the nest entrance, and the colony’s presence becomes evident. Nests often grow large, and the movement of shutters can disturb the structure, triggering swarms of stressed hornets that alarm residents. Colonies in full health are therefore highly noticeable. Between June and October,
in fase di volo. Spesso, in caso di pericolo, per difendersi e difendere la colonia utilizza l’aculeo di cui è provvisto. Un’eventuale puntura può essere abbastanza dolorosa, ma le conseguenze non sono molto diverse da quelle che provocano le tanto amate api da miele o un qualsiasi imenottero dotato di aculeo. Ovviamente il discorso cambia, come per qualsivoglia puntura, se a riceverla è un soggetto allergico: in questo caso lo shock anafilattico è sempre dietro l’angolo e bisogna intervenire con urgenza per prevenire qualsiasi complicazione.
STRATEGIE DI RIMOZIONE
Il fastidio, la paura, il ribrezzo, il rischio percepito sono tutte motivazioni che portano il cittadino a voler rimuovere i nidi dei calabroni. In questi casi è sempre buo-
na norma rivolgersi a esperti del settore e a ditte specializzate che potranno fornire qualsiasi tipo di aiuto e intervenire in totale sicurezza per la cittadinanza. Ad oggi non esiste nessuna metodologia per riuscire a prevenire la costruzione dei nidi; l’uso delle trappole in periodo primaverile e secondo un preciso protocollo, rivolto alla cattura delle fondatrici, potrebbe diminuire leggermente il numero delle nuove colonie, ma si tratta di quantità irrisorie.
Ogni nido, a fine stagione, può lasciare in eredità da 20 a 40 fondatrici (Ishay, 1975) già fecondate; il che significa che, potenzialmente, ogni nido può produrre l’anno successivo anche una quarantina di nuovi nidi. Se ipotizziamo una sopravvivenza delle nuove fondatrici pari al 50% e le restanti 50% in parte decedono, in parte non
sono state fecondate e in parte sono state catturate, ne viene fuori che, da 100 nidi, l’anno successivo ne avremo 2000. Da questo capiamo come l’uso delle trappole non sia sicuramente una soluzione definitiva. E allora, come può il cittadino “difendersi” dai calabroni? Come può debellarli dalle proprie abitazioni? Come detto in precedenza, l’unica via perseguibile è quella di rivolgersi a ditte specializzate, che da anni operano nel settore, che sono in possesso dei requisiti, dei prodotti e delle attrezzature necessari per una corretta rimozione in totale sicurezza. Una possibile strada può essere quella di usare i calabroni che attaccano gli apiari come vettori, in modo che siano essi stessi a portare al nido sostanze velenose o patogeni (Rose et al., 2014). Inoltre, è buona norma all’inizio della primavera, controllare tutti i cassoni delle serrande, i magazzini non frequentemente utilizzati, le fessure e gli anfratti presenti sui muri esterni e tutte quelle possibili strutture atte ad accogliere questi imenotteri, in modo da rimuovere eventuali nidi da poco fondati. Naturalmente è importante ricordare come V. orientalis è pur sempre un imenottero e come tale assolve, anche se non in modo cospicuo, al compito di impollinatore. Per questo motivo si deve pensare non ad una distruzione della specie ma ad un controllo sostenibile che tuteli le reti trofiche e la biodiversità.
fire brigades, pest control operators, and specialized companies receive large numbers of intervention requests. Public fear of hornets is likely due to their size and the loud buzzing produced during flight. When threatened, they defend themselves and their colony with their sting. Stings are painful, but effects are comparable to those of honey bees or other stinging hymenopterans. For allergic individuals, however, the risk of anaphylactic shock requires urgent medical attention.
Annoyance, fear, disgust, and perceived risk all contribute to the desire to remove hornet nests. The safest approach is to contact specialized professionals with the expertise, equipment, and products necessary for safe removal.
Currently, there is no method to prevent nest building. Spring trapping of foundresses, carried out under specific protocols, may slightly reduce colony numbers but has negligible impact. Each nest can produce 20-40
fertilized queens at the end of the season. This means that potentially, each nest could generate around 40 new nests the following year. Assuming a 50% survival rate of new queens, 100 nests in one season could result in 2,000 the next. This shows that trapping is not a definitive solution. Alternative approaches could involve using hornets that attack apiaries as vectors to carry toxic substances or pathogens back to their nests (Rose et al., 2014). Preventive measures include inspecting roller shutter boxes, rarely
used warehouses, wall cracks, and other potential nesting sites early in spring, to remove newly founded nests before they develop.
It is also important to remember that V. orientalis is still a hymenopteran and, albeit marginally, contributes to pollination. The goal should therefore not be eradication, but sustainable management that preserves trophic networks and biodiversity.
CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE
Specie autoctona del Mediterraneo, presente storicamente in Sicilia, Calabria e Campania, in forte espansione verso Centro e Nord Italia. La sua presenza è documentata in diversi continenti: Asia, Nord Africa, Europa, Americhe. Si adatta facilmente agli ambienti urbani.
HABITAT
Necessita di ambienti caldi e riparati per la nidificazione. In campagna abita gallerie sotterranee o anfratti naturali. In città predilige cassoni delle serrande,
/ 2025
SPECIE
INQUADRAMENTO SISTEMATICO
Classe Insecta
Ordine Hymenoptera
Famiglia Vespidae
Famiglia Vespa
DIMENSIONI MEDIE
Operaie
2,5-3,0 cm
Fondatrici: Fino a 3,5 cm
CICLO BIOLOGICO
• Colonie stagionali fondate in primavera
• Morte della maggior parte degli individui entro dicembre
• Solo le nuove regine fecondate sopravvivono e fondano i nidi l’anno successivo
• Sviluppo da uovo ad adulto: 40-60 giorni
• Una regina può deporre 30-40 uova al giorno
intercapedini nei muri, edifici abbandonati, magazzini.
DANNI PROCURATI
Predazione intensa delle api da miele (adulti, larve, bottinatrici), saccheggio di alveari con conseguenti danni all’apicoltura, presenza invasiva in aree urbane, con potenziale rischio di punture (dolorose, pericolose per soggetti allergici), degrado di strutture in cui nidifica (serrande, muri, edifici).
STRATEGIE DI DIFESA
- Rimozione dei nidi esclusivamente da
parte di ditte specializzate
- Ispezione preventiva in primavera di cassoni, anfratti e magazzini poco utilizzati
- Uso di trappole primaverili per ridurre, in modo limitato, il numero di fondatrici
- Ricerca di metodi di controllo biologico (patogeni o sostanze trasportate dagli stessi calabroni)
- Gestione sostenibile: non eradicazione, ma contenimento volto a ridurre l’impatto su apicoltura e sicurezza urbana, salvaguardando al contempo biodiversità e reti trofiche
ELETTRODOMESTICI LOCALI TECNICI
TUBATURE INTERCAPEDINI E FESSURE
Le blatte utilizzano comportamenti adattivi che ne garantiscono la sopravvivenza anche nei mesi invernali. Conoscere i rifugi in cui trovano riparo e i segnali da monitorare è fondamentale per impostare strategie di controllo efficaci
GIACOMO TORRENZI
Il pensiero comune è che le blatte spariscano con l’abbassarsi delle temperature, ma gli operatori del pest control sanno bene che non è così. Alcune specie di interesse igienico-sanitario come Blattella germanica, Periplaneta americana e Blatta orientalis hanno sviluppato strategie di sopravvivenza che le rendono attive, seppur meno visibili, anche nei mesi più rigidi. La Blattella germanica, tipicamente associata ad ambienti riscaldati, sopravvive grazie alla stretta dipendenza dagli edifici: cucine, centrali termiche, intercapedini e locali tecnici offrono la temperatura ottimale per mantenere in vita colonie anche stabili. La Periplaneta americana, pur essendo più termofila, riesce a rifugiarsi in condotti fognari, scarichi e canalizzazioni che mantengono un microclima costante. La Blatta orientalis, meno tollerante al caldo, si adatta bene invece a zone fresche e umide come scantinati, cantine e pozzetti, riuscendo a su-
These insects rely on adaptive behaviors that allow them to survive even during the coldest months. Knowing their defense mechanisms, their winter shelters, and the signs to monitor is crucial for pest control professionals aiming at effective management
The belief that cockroaches disappear in winter is misleading. Blattella germanica, Periplaneta americana, and Blatta orientalis have developed strategies to remain active, though less visible. Blattella germanica, strongly dependent on buildings, thrives in heated environments such as kitchens, boiler rooms, and technical spaces. Periplaneta americana, although more thermophilic, finds stable refuge in
drains and sewage systems. Blatta orientalis, more tolerant of cool and humid conditions, survives in basements and cellars by slowing its metabolism. Cold therefore does not eliminate cockroaches: it simply reduces their movements and concentrates them in protected refuges.
Territorial and climatic factors
Geography plays a decisive role. In Northern Italy, survival depends almost entirely on heated indoor environments, so infestations are concentrated in apartment blocks, restaurants, and hospitals. In Central regions, Blatta orientalis remains active in damp basements while Blattella germanica continues its activity in professional kitchens. In the South and on islands, Periplaneta americana remains a key issue, surviving in sewers even in midwinter and surfacing on warmer days. Control strategies must therefore
perare l’inverno proprio grazie alla capacità di rallentare il metabolismo.
Il freddo non è quindi un ostacolo definitivo: ciò che cambia è il comportamento, con una riduzione dei movimenti e una maggiore tendenza a concentrarsi in rifugi protetti.
DIFFERENZE TERRITORIALI E CLIMATICHE
Il contesto geografico e climatico gioca un ruolo decisivo nella pressione infestante invernale. Nel Nord Italia, dove le temperature esterne scendono frequentemente sotto lo zero, la sopravvivenza delle blatte dipende quasi esclusivamente dagli ambienti riscaldati. Qui le infestazioni sono concentrate in strutture chiuse come condomini, ristoranti, mense e ospedali. Nelle regioni del Centro Italia, gli inverni più miti permettono alla Blatta orientalis di rimanere attiva in scantinati e locali umidi,
be tailored not only to the species but also to the local climate and type of infrastructure.
Winter shelters and survival
In winter, cockroaches reduce daytime activity and cluster in hidden areas: wall cavities, pipe gaps, appliance motors, and technical rooms are the most common hotspots. In hospitals and care facilities, the challenge is compounded by the need for low-impact chemical approaches and frequent monitoring.
In coastal cities of Southern Italy, infestations of Periplaneta americana in sewer systems can extend into residential and commercial buildings. Egg cases (oothecae) are crucial for survival, remaining viable for weeks or months. Thus, even when adults are less visible, the next generations are already secured.
Overwintering is not true hibernation but a slowdown of metabolism, which
often misleads clients into thinking the problem has disappeared. For professionals, the ability to detect weak signals - droppings, empty oothecae, persistent odors, or even a single adult sighting - makes the difference. Heated areas connected to damp spaces, such as laundries or kitchens, deserve particular attention.
Another subtle indicator is the sudden appearance of cockroaches when a rarely used appliance is switched on, as warmth can temporarily activate a hidden colony.
PROFESSIONAL
Winter is not a routine period but a strategic opportunity. Careful inspection is the first step: checking motors, panels, cable ducts, and elevator shafts with torches, mirrors, and sticky traps. For control, gel baits are the most reliable tool, especially if placed near
mentre la Blattella germanica prolifera con continuità all’interno di abitazioni e cucine professionali.
Nel Sud Italia e nelle isole, l’elemento critico è la Periplaneta americana, che riesce a mantenersi attiva nei sistemi fognari urbani anche in pieno inverno, emergendo in superficie in giornate più calde. Qui i professionisti si trovano a dover affrontare infestazioni più estese e resistenti, in quanto la popolazione non subisce il forte “collasso invernale”.
Questa variabilità implica che le strategie di controllo devono essere calibrate non solo sulla specie, ma anche sul contesto territoriale e sulla tipologia di infrastruttura.
Durante l’inverno le blatte tendono a ridurre l’attività diurna e a sfruttare i luoghi più riparati. Per i disinfestatori, individuare queste aree è cruciale: intercapedini murarie, fessure attorno a tubature, motori di elettrodomestici e locali tecnici sono i principali
punti caldi in cui si concentrano. Nei condomini di città del Nord Italia, è frequente riscontrare la presenza di Blattella germanica in cucine domestiche e locali caldaia, favorita dal calore centralizzato. Nei ristoranti e nelle mense, gli insetti trovano rifugi ideali dietro apparecchiature che generano calore, come forni e lavastoviglie.
In ospedali e case di cura, la criticità è duplice: da un lato la presenza di locali tecnici sempre in funzione, dall’altro la sensibilità dell’ambiente, che rende necessaria una gestione a bassissimo impatto chimico e con controlli più ravvicinati.
winter shelters. Using formulations stable at variable temperatures is crucial, as sprays are less effective in closed spaces with low activity. To counter future populations, growth regulators (IGRs) are highly effective against oothecae. Integrated pest management also requires structural actions: sealing cracks, improving ventilation, and reducing humidity.
These measures, applied in winter, make spring resurgence far less likely. In commercial kitchens and food facilities, preventive maintenance of drains and regular sanitation audits are equally important, since organic residues create persistent attractants.
Neglecting winter monitoring is a critical error: while activity seems minimal, colonies are still active in hidden refuges. Failing
to detect them means allowing populations to consolidate and re-emerge in spring. Over-reliance on knockdown sprays is another pitfall. These treatments only remove visible individuals and may even disperse colonies into harder-to-reach areas, complicating future interventions. Similarly, ignoring the role of oothecae makes treatments incomplete, as new generations will hatch regardless of visible adult numbers. Another common mistake is underestimating structural issues.
Unsealed gaps, leaking pipes, or poorly ventilated technical rooms provide cockroaches with a stable environment where chemical treatments alone cannot succeed. Professionals who integrate maintenance advice into their service build long-term effectiveness and client trust.
Finally, communication with the client should never be overlooked. Explaining that reduced activity in winter does not mean elimination is essential. Setting realistic expectations about follow-up visits, monitoring, and preventive actions helps avoid misunderstandings and reinforces professional credibility.
Winter is not a break in cockroach management but a moment of opportunity. Understanding the adaptive behaviors of different species, evaluating climatic factors, and recognizing subtle warning signs allows pest control professionals to weaken colonies at their most vulnerable stage. Acting in the colder months means reducing infestation pressure in spring and delivering a more durable and reliable service.
Nel Sud Italia, soprattutto nelle grandi città costiere, i disinfestatori si trovano a gestire colonie di Periplaneta americana nei sistemi fognari, da cui gli insetti possono risalire fino ai piani bassi di edifici residenziali o commerciali. Anche in inverno, la segnalazione di blatte di grandi dimensioni in cucina o nei locali tecnici non è rara. Le ooteche, in particolare, svolgono un ruolo essenziale nella sopravvivenza della colonia. Alcune specie depongono uova in strutture resistenti al freddo e all’essiccamento, capaci di restare vitali per settimane o mesi. Questo significa che anche quando la popolazione adulta sembra ridotta, le generazioni future sono già pronte a emergere con il rialzo delle temperature. Il fenomeno dello svernamento non equivale dunque a un letargo vero e proprio, ma a una fase di ridotta attività in cui gli insetti rallentano il metabolismo e attendono condizioni ambientali più favorevoli. È proprio questa fase che spesso inganna i clienti, convinti di aver risolto il problema, mentre il rischio di ripresa è solo rinviato. Per il professionista, la capacità di intercettare i segnali anche nei mesi meno attivi è determinante. Piccole tracce come escrementi negli angoli nascosti, resti di ooteche vuote o cattivi odori persistenti possono indicare la presenza latente di un’infestazione. Anche il ritrovamento sporadico di esemplari adulti in inverno deve destare attenzione: è la prova che esiste un nucleo stabile all’interno della struttura, nonostante il clima esterno. Un ulteriore segnale riguarda la comparsa di blatte in aree riscaldate collegate a zone umide, come locali caldaia, lavanderie o cu-
cine professionali. Qui la combinazione di temperatura e umidità garantisce le condizioni ottimali per la colonia, anche in pieno inverno.
L’intervento invernale non può essere considerato un’attività di routine. È un momento strategico in cui l’azione del disinfestatore può incidere in maniera significativa sulla riduzione delle popolazioni future. Una prima fase indispensabile è l’ispezione accurata: vanno controllati motori di frigoriferi e lavastoviglie, quadri elettrici, canaline dei cavi, vani ascensore e qualsiasi punto in cui calore e umidità creino un microclima favorevole. Qui l’uso di torce, specchi telescopici e trappole collanti è essenziale per confermare la presenza degli insetti. Per il controllo attivo, le esche in gel restano lo strumento più efficace, soprattutto se collocate in prossimità dei rifugi invernali. È importante utilizzare formulazioni con attrattivi stabili anche a temperature variabili, evitando di basarsi solo
su trattamenti spray, meno efficaci negli spazi chiusi e nei momenti di bassa attività. Un’attenzione particolare va dedicata al controllo delle ooteche: l’impiego di regolatori di crescita (IGR) può compromettere lo sviluppo delle nuove generazioni, riducendo il rischio di reinfestazione primaverile. Infine, la gestione integrata richiede di intervenire anche sugli aspetti strutturali: sigillare fessure, migliorare la ventilazione degli ambienti, controllare umidità e accumuli organici. Sono misure che, se adottate in inverno, rendono più difficile la ripresa delle colonie con la bella stagione.Un errore comune è trascurare il monitoraggio invernale perché l’attività sembra minima: in realtà, è proprio in questa fase che si possono colpire i nuclei più vulnerabili. Altro errore è l’uso eccessivo di spray abbattenti, che eliminano solo gli individui visibili ma non raggiungono le aree di rifugio e le ooteche, con il rischio di un rapido reintegro della popolazione. Anche la scarsa attenzione alla manutenzione strutturale compromette l’efficacia dell’intervento:
senza sigillare fessure e correggere problemi di umidità, qualsiasi trattamento rischia di avere effetti solo temporanei. Infine, non va sottovalutata la comunicazione con il cliente: spiegare che il calo apparente di attività non equivale alla scomparsa dell’infestazione è parte integrante di un servizio professionale e aiuta a gestire le aspettative.
L’inverno non rappresenta una tregua definitiva nella lotta contro le blatte, ma piuttosto un’occasione per intervenire con efficacia. Per i professionisti della disinfestazione, conoscere i meccanismi di adattamento delle diverse specie, valutare le differenze climatiche e territoriali, saper riconoscere i segnali anche quando l’attività è ridotta e impostare strategie mirate è la chiave per ridurre le popolazioni in modo significativo. Un’azione mirata nei mesi freddi significa ridurre la pressione infestante in primavera e offrire al cliente un servizio più stabile e duraturo.
Compendio di ecologia applicata ambiente e salute, biodiversità, cambiamenti climatici, equilibri naturali, entità biologiche aliene e tante altre curiosità sul nostro pianeta
servizi ambientali normative green
Da intervento reattivo a processo misurabile e responsabile, il pest management evolve verso la sostenibilità grazie a standard, prassi e linee guida che uniscono principi ESG e Agenda 2030
FRANCESCO NICASSIO e FRANCESCO FIORENTE esperti in pest management sostenibile
Il pest management sostenibile si pone oggi come elemento chiave per garantire non solo l’efficacia e l’efficienza dei trattamenti e delle attività di disinfestazione e derattizzazione (compresi la prevenzione e il monitoraggio), ma anche la tutela dell’ambiente, della salute umana e del benessere animale, nonché gli impatti sulla società e sui lavoratori. In un contesto globale segnato dalla necessità di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Agenda 2030), le attività di controllo degli infestanti non possono limitarsi alla sola rimozione di parassiti e roditori, bensì devono integrarsi in un modello che consideri l’intero ecosistema e il ciclo di vita dei prodotti utilizzati.
Il Regolamento (UE) 528/2012 (Biocidi) ha introdotto da tempo un quadro normativo volto a promuovere l’uso sostenibile e la valutazione del rischio dei prodotti biocidi, stabilendo criteri rigorosi per l’immissione in commercio e l’impiego di sostanze attive con particolare attenzione all’impatto ambientale e tossicologico.
Contemporaneamente, il Regolamento (UE) 848/2018 sulla produzione biologica ha definito i principi per un’agricoltura che privilegia tecniche e sostanze naturali, richiamando all’urgenza di evitare contaminazioni chimiche lungo tutta la filiera agroalimentare. Allo stesso tempo, la Direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, recepita in Italia con il D.Lgs. 150/2012 e il DM 22 gennaio 2014 (Piano di Azione Nazionale - PAN), che istituisce un quadro comunitario per ridurre al minimo i rischi per la salute umana e l’ambiente derivanti dall’uso dei pesticidi,
ha contribuito a costituire il contesto di riferimento specifico.
Integrare tutti questi input significa, per un’azienda di disinfestazione e per i fruitori del servizio, adottare protocolli di trattamento basati sulla valutazione quantitativa del rischio (analisi del pericolo e probabilità di contaminazione), sulla scelta di prodotti e attrezzature che riducano al minimo l’uso di sostanze pericolose e che consentano un’applicazione appropriata delle stesse, sul pest proofing e interventi
From simple reactive interventions to measurable, responsible processes: pest management is evolving towards sustainability through standards, practices, and guidelines aligned with ESG principles and the 2030 Agenda
Sustainable pest management today stands as a key element to guarantee not only the effectiveness and efficiency
SDG 2 Sconfiggere la fame e promuovere un'agricoltura sostenibile
SDG 3 Salute e benessere
SDG 6 Acqua pulita e ser vizi igienico-sanitari
SDG 12 Consumo e produzione responsabili
SDG 15 Vita sulla terra
mirati che prevengano l’insorgere di nuove infestazioni e sul monitoraggio continuo tramite trappole e tecniche non chimiche ove possibile.
L’inquadramento del tema nel contesto normativo europeo sottolinea come le attività di disinfestazione e derattizzazione debbano evolvere (e lo stiano di fatto già facendo) da semplici interventi reattivi a processi integrati, trasparenti e misurabili,
of treatments and pest/rodent control activities (including prevention and monitoring), but also the protection of the environment, human health, and animal welfare, as well as the impact on society and workers. In a global context marked by the need to achieve the Sustainable Development Goals (2030 Agenda), pest control activities cannot be limited to the mere removal of insects and rodents but must be integrated into a model that considers the entire ecosystem and the life cycle of the products used.
in linea con i principi della sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG). In ogni caso, la richiesta e la fornitura di servizi con requisiti di sostenibilità non potranno essere sganciate dall’individuazione di requisiti specifici per l’organizzazione che li progetta e li eroga in termini di impegni per la sostenibilità. In tempi recenti, l’intero settore del pest management italiano si è dotato di alcuni strumenti per determinare e indagare i propri livelli di sostenibilità, anche pren-
Regulation (EU) 528/2012 (Biocides) has long introduced a regulatory framework aimed at promoting the sustainable use and risk assessment of biocidal products, setting strict criteria for the marketing and use of active substances with particular attention to environmental and toxicological impacts. At the same time, Regulation (EU) 848/2018 on organic production established principles for agriculture that prioritizes natural techniques and substances, stressing the urgency of avoiding chemical contamination
throughout the agri-food chain. Similarly, Directive 2009/128/EC on the sustainable use of pesticides, transposed in Italy with Legislative Decree 150/2012 and Ministerial Decree of January 22, 2014 (National Action Plan - PAN), created a framework to minimize risks to human health and the environment from pesticide use, thus contributing to the specific reference context.
Integrating all these inputs means, for pest control companies and service users alike, adopting treatment
dendo spunti e raccogliendo feedback da altri settori e, non di meno, recependo le richieste delle parti interessate. In particolare, all’interno di questo contributo, sarà svolta una panoramica e un confronto tra la norma UNI 11956:2024 “Servizi di gestione e controllo delle infestazioni (pest management) sostenibile - Requisiti”, la prassi di riferimento UNI/PdR 145:2023 “Pest management nelle imprese del settore agroalimentare della produzione biologica - Requisiti del servizio” e il documento tecnico promosso da ANID “Gestione degli infestanti con metodi biologici orientati alla sostenibilità”.
NORMA UNI 11956:2024
Lo standard “Servizi di gestione e controllo delle infestazioni (pest management) sostenibile - Requisiti” pubblicato il 26 settembre 2024 ha l’obiettivo di incentivare percorsi sostenibili nel settore della disinfestazione, elevando professionalità, competitività e trasparenza delle organizzazioni e della loro filiera. La sua redazione è stata promossa in sede UNI da AIDPI, Associazione delle Imprese di disinfestazione professionali italiane. Si tratta di una norma la cui conformità sarà valutata secondo UNI CEI EN ISO/IEC 17065 (valutazione della conformità - Requisiti per organismi che certificano prodotti, processi e servizi).
I requisiti si articolano su vari livelli, mettendo in risalto in particolare:
• Principi generali: sviluppo di piani di gestione degli infestanti che minimizzino
UNI 11956:2024UNI/PDR 145:2023
TIPOLOGIA
Norma di servizio (requisiti oggettivi), certificabile
AMBITO
FOCUS
APPROCCIO
COMPETENZE
Tutti i servizi professionali di pest management
Calcolo della sostenibilità del servizio; approccio IPM; pianificazione in materia di sostenibilità
Risk assessment, KPI oggettivi, SDGs
Formazione ESG & risk assessment
Politica aziendale, protocollo fornitori, matrice di calcolo dell’indice di sostenibilità
impatti ambientali, sociali ed economici, fondati su un’analisi oggettiva del rischio.
• Requisiti dell’organizzazione (Cap. 5): politiche, ruoli, processi e formazione interni per supportare la sostenibilità.
• Requisiti del servizio (Cap. 6): criteri di
Prassi di riferimento (buone pratiche)
Servizi di disinfestazione in contesti bioagroalimentari
Applicazione dei principi bio; approccio IPM; competenze tecniche
Risk assessment, monitoraggio, pest proofing
Tecnico Esperto, Referente Tecnico, Operatore
Appendici C, residui, tracciabilità, fasi di processo dettagliate
DOCUMENTO TECNICO ANID
Documento tecnico (linee guida settoriali/ buone pratiche)
Tutti i servizi professionali di pest management, con focus particolare al settore agroalimentare bio
Applicazione dei principi bio; approccio IPM
Prevenzione, monitoraggio, trattamento biologico/ fisico
Specializzazione in tecniche biologiche e gestione integrata
UNI EN 16636, trappole smart, pest proofing
Fonte: Elaborazione degli autori
selezione dei prodotti, tecniche di intervento, pest proofing, monitoraggio e gestione attrezzature.
• Appendici informative: guide per l’autovalutazione, matrici di sostenibilità e protocolli tecnici.
protocols based on quantitative risk assessment (hazard analysis and probability of contamination), on the selection of products and equipment that minimize the use of hazardous substances and ensure their correct application, on pest proofing and targeted actions to prevent new infestations, and on continuous monitoring through traps and nonchemical techniques where possible.
TOWARDS SUSTAINABILITY
Framing the issue within the European
regulatory context underlines how pest and rodent control activities must evolve (and are in fact already evolving) from simple reactive interventions to integrated, transparent, and measurable processes in line with environmental, social, and governance (ESG) principles. In any case, the demand and provision of services with sustainability requirements cannot be separated from the definition of specific requirements for the organization that designs and delivers them, in terms of sustainability commitments.
Recently, the entire Italian pest management sector has equipped itself with several tools to assess and investigate its levels of sustainability, drawing inspiration and feedback from other sectors, while also incorporating the demands of stakeholders. This contribution, in particular, provides an overview and comparison of UNI 11956:2024 “Sustainable pest management services - Requirements”, UNI/PdR 145:2023 “Pest management in organic agri-food sector companies - Service requirements”, and the
technical document promoted by ANID “Pest management with biological methods oriented to sustainability”. UNI 11956:2024 Standard
The standard “Sustainable pest management services – Requirements”, published on September 26, 2024, aims to promote sustainable practices in the pest control sector, enhancing professionalism, competitiveness, and transparency of organizations and their supply chain. Its drafting was promoted at UNI by AIDPI, the Association of Italian Professional Pest Control
Basandosi fortemente sui requisiti di UNI EN 16636:2025, la norma stabilisce in ottica di materialità e facendo proprio il modello di business basato sull’accountability e l’orientamento all’etica e alla trasparenza, i requisiti specifici sia per l’organizzazione che per il servizio, con tre “risorse vitali”: cliente, collaboratori e risorse naturali. Relativamente ai requisiti per l’organizzazione, essi considerano e impegnano l’organizzazione in numerose attività, quali la definizione di una politica aziendale sulla sostenibilità, condivisa con stakeholder, la nomina di un referente di alta direzione per la sostenibilità, la definizione di un protocollo di qualifica dei fornitori in ottica ESG e una attività di risk assessment per ogni aspetto di sostenibilità. Nel pianificare e valutare il rischio delle azioni legate alla sostenibilità sarà, inoltre, necessario identificare gli SDGs rilevanti, pertinenti al contesto aziendale e al servizio erogato.
Relativamente ai requisiti del servizio, UNI 11956 si innesta sul flusso di processo del servizio già introdotto da UNI EN 16636 nel 2015, enfatizzando in ogni passaggio gli aspetti legati alla sostenibilità, pur consentendo all’organizzazione di erogare servizi “convenzionali” o con un grado di sostenibilità anche inferiore.
Una novità rilevante è appunto la possibilità di calcolare l’indice di sostenibilità attraverso un modello numerico che integra parametri ambientali, sociali e di efficacia per definire, appunto, il “grado” di sostenibilità di ciascun servizio proposto, con riferimen-
ti oggettivi (per es. al regolamento “CLP” per quanto concerne l’indice di pericolosità per la salute umana e l’impatto ambientale delle sostanze, al D.Lgs. 81/2008 per la tutela della salute e della sicurezza delle persone e alle modalità di corretto impiego dei prodotti e dei dispositivi, etc.).
Una forte enfasi è inoltre data ai requisiti e le appendici (alcune normative, altre informative) che si occupano di descrivere le attività e i criteri per la formazione del personale, la gestione delle attrezzature, la selezione dei biocidi più favorevoli in termini di sostenibilità e la pianificazione delle azioni per lo sviluppo della sostenibilità, non limitandosi naturalmente ai soli aspetti ambientali, ma anche considerando i temi etico-sociali e di governance.
UNI 11956:2024 definisce, pertanto, un quadro organico in cui i requisiti organizzativi e quelli di servizio si integrano per assicurare interventi di disinfestazione e derattizzazione misurabili, responsabili e in accordo con i principi ESG e l’Agenda 2030. Questi elementi forniscono alle aziende non solo linee guida, ma anche strumenti concreti per dimostrare la propria sostenibilità lungo l’intera catena del valore.
UNI/PDR 145:2023
“Pest management nelle imprese del settore agroalimentare della produzione biologica - Requisiti del servizio”, pubblicata l’11 maggio 2023 e a diffusione gratuita, introduce di fatto buone pratiche in assenza
di norme settoriali. Anche in questo caso, l’iniziativa relativa alla sua preparazione in sede UNI è stata promossa da AIDPI.
Di fatto, il suo scopo è stato quello di colmare il vuoto applicativo delle norme sulla produzione biologica in ambito agroalimentare (Reg. UE 2018/848), estendendo principi e metodi ai servizi di disinfestazione negli ambienti di lavorazione, con l’obiettivo di garantire la protezione dagli infestanti nel rispetto della normativa sulla produzione biologica. Questo include tutte le fasi, dalla post-raccolta fino alla distribuzione al consumatore finale, anche per ambienti zootecnici e mangimifici.
La prassi presenta un ricco sommario che riporta l’approccio alla gestione degli infestanti nel settore agroalimentare della produzione biologica , le modalità di ispezione del sito e la definizione del documento di risk assessment, la definizione del piano di pest management (enfatizzando l’assistenza al cliente, le misure di esclusione degli infestanti, l’adeguata elaborazione di un piano di monitoraggio e la gestione delle non conformità relative agli infestanti), la contaminazione da residui derivante dall’attività di pest management, la tracciabilità e il personale. Completano la prassi tre appendici informative.
Tra i principi operativi, si possono citare senza dubbio l’analisi del rischio e il monitoraggio continuo, il pest proofing e adeguamento dei parametri ambientali, la scelta di attrezzature e prodotti con bassa persistenza e impatto. Altri elementi chiave
Companies.
It is a standard whose conformity will be assessed according to UNI CEI EN ISO/IEC 17065 (conformity assessment – Requirements for bodies certifying products, processes, and services). The requirements are articulated at various levels, highlighting in particular:
• General principles: development of pest management plans that minimize environmental, social, and economic impacts, based on an objective risk analysis.
• Organizational requirements (Ch. 5):
internal policies, roles, processes, and training to support sustainability.
• Service requirements (Ch. 6): criteria for product selection, intervention techniques, pest proofing, monitoring, and equipment management.
• Informative appendices: selfassessment guides, sustainability matrices, and technical protocols.
Strongly based on UNI EN 16636:2025 requirements, the standard adopts a materiality approach and a business model rooted in accountability, ethics,
and transparency, establishing specific requirements both for the organization and for the service, with three “vital resources”: clients, employees, and natural resources. Regarding organizational requirements, these commit the company to numerous activities, such as defining a corporate sustainability policy shared with stakeholders, appointing a senior sustainability representative, creating an ESG-oriented supplier qualification protocol, and conducting a risk assessment for every sustainability
aspect. In planning and evaluating risks related to sustainability actions, it will also be necessary to identify the relevant SDGs applicable to the company’s context and the service delivered.
As for service requirements, UNI 11956 builds upon the service process flow already introduced by UNI EN 16636:2015, emphasizing sustainability aspects at every stage, while still allowing companies to deliver “conventional” services or services with a lower degree of sustainability.
di rilievo sono: il coinvolgimento attivo di esperti tecnici e Operatori del Settore Alimentare (OSA) nella valutazione dei rischi e nella stesura dei piani di intervento;il focus sul monitoraggio continuo e sull’uso prioritario di metodi alternativi (fisici, biologici, repellenti) prima di ricorrere a metodi chimici o biocidi; l’importanza della tracciabilità completa, aggiornamento costante dei dati e comunicazione con il cliente; la formazione interna al personale per garantire una corretta integrazione delle attività di controllo: nell’Appendice C sono descritte le competenze e requisiti per il Tecnico Esperto, il Referente Tecnico e l’Operatore Tecnico nelle filiere bio.
DOCUMENTO TECNICO ANID
Il “Documento tecnico sulla gestione degli infestanti con metodi biologici orientati alla sostenibilità”, elaborato da ANID (Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione, versione corrente di febbraio 2024), in collaborazione con l’ente di certificazione ICEA, mira a stabilire pratiche per la gestione degli infestanti prediligendo metodologie biologiche e orientate alla sostenibilità, non solo nel settore agroalimentare. ANID mette l’accento sulla conformità alle normative UE e sull’integrazione dei principi della sostenibilità.
Si tratta, quindi, di un documento che tende ad ampliare gli orizzonti descritti da UNI/ PdR 145:2023, sebbene ne ricalchi appieno
gli obiettivi e l’approccio. Anche in questo caso, è evidente la necessità della responsabilizzazione degli operatori e dei fruitori verso i nuovi requisiti UE, colmando il vuoto normativo sugli ambienti extra-agricoli e della definizione di modalità di intervento per prevenire residui chimici e per adottare tecniche di prevenzione, monitoraggio, contrasto e contenimento basate su un approccio integrato.
Le fasi di processo descritte nel documento tecnico sono le medesime descritte in UNI EN 16636, fornendo, poi, principi generali relativamente alla prevenzione, al monitoraggio, alla lotta e al contrasto alle infestazioni, alle attività di post-raccolta e ai contaminanti biotici.
Nello specifico, questi principi consistono in: pest-proofing e altre strategie fisiche, strutturali e comportamentali mirano a ridurre al minimo l’accesso e la proliferazione degli infestanti; sorveglianza regolare degli infestanti con trappole e audit frequenti; enfasi della selettività per proteggere le specie non bersaglio; prioritizzazione dei metodi biologici e fisici, come il controllo fisico, biologico e l’impiego di feromoni, evitando l’uso di sostanze chimiche di sintesi quando possibile; interventi correttivi per gestire infestanti in derrate biologiche con tecnologie ammesse come le atmosfere modificate e le temperature controllate; strategie per la gestione dei contaminati biotici.
Un capitolo specifico è destinato alla gestione delle infestazioni nelle aree verdi urbane ed extra-agricole, in accordo con il PAN.
Tra i punti comuni tra i documenti emergono l’enfasi sull’importanza dell’analisi del rischio e del monitoraggio continuo, la cruciale la formazione e lo sviluppo delle competenze delle figure professionali e la condivisione di protocolli chiari con stakeholder e fornitori, il privilegio verso l’uso di tecniche che minimizzino l’uso di sostanze chimiche e riducano gli impatti ambientali e sociali.
In tale contesto, emerge che UNI 11956 rappresenti uno strumento completo per affrontare le sfide attuali e future in termini di sostenibilità del comparto del pest management, grazie alla sua visione globale che include, in un percorso piuttosto naturale, le indicazioni della PdR 145 così come del Documento tecnico ANID.
L’esistenza di questi strumenti volontarinorma, prassi e linee guida tecniche - rafforza la capacità del settore di standardizzare processi e competenze su base ESG, innovare attraverso tecniche a basso impatto e digitalizzazione (IoT per trappole, modelli di calcolo, app di monitoraggio), comunicare in modo trasparente risultati e indicatori di sostenibilità.
A notable innovation is the possibility of calculating a sustainability index through a numerical model integrating environmental, social, and effectiveness parameters to define the “degree” of sustainability of each service offered, with objective references (e.g., to the “CLP” regulation regarding health hazard and environmental impact indices of substances, to Legislative Decree 81/2008 on occupational health and safety, and
to the correct use of products and devices).
Considerable emphasis is also placed on the requirements and appendices (some normative, others informative) that describe activities and criteria for staff training, equipment management, selection of the most sustainable biocides, and planning sustainability development actions—not limited to environmental aspects but also including ethical-social and
governance issues.
UNI 11956:2024 therefore defines an organic framework in which organizational and service requirements integrate to ensure measurable, responsible pest and rodent control interventions aligned with ESG principles and the 2030 Agenda. These elements provide companies not only with guidelines but also with concrete tools to demonstrate their sustainability throughout the value chain
Nei prossimi anni, la sfida consisterà nel far convergere in maniera più sistematica questi approcci in un framework integrato, che valorizzi la conformità normativa (UNI 11956), l’adattabilità delle prassi (PdR 145) e l’efficacia delle tecniche biologiche e orientate alla sostenibilità (ANID), per garantire servizi di pest management sempre più responsabili e riconosciuti anche dagli stakeholder esterni.
Non per ultimo, tra le prospettive connesse all’adozione e alla diffusione della norma UNI 11956, vi è l’auspicio che essa possa presto attirare l’attenzione anche degli Enti di Certificazione e di Accredia, con l’obiettivo di renderla quanto prima riconoscibile e certificabile, rafforzandone così la valenza operativa e il potenziale di diffusione nel settore.
scopri come
L’impiego di insetti utili per contenere le infestazioni di tignole rappresenta un’alternativa concreta ai trattamenti chimici. I test condotti hanno dimostrato non solo l’efficacia del metodo, ma anche un risparmio economico e un miglioramento della sicurezza alimentare
MICHELE RUZZA consulente e PM advisor
ANDREA ANELLI consulente tecnico
Tra i principali infestanti delle derrate alimentari, si possono annoverare i lepidotteri appartenenti alla famiglia Pyralidae. Questi infestanti, nelle aziende alimentari, sono soggetti a monitoraggio mediante trappole a feromoni e quando, sulla base dell’analisi del rischio, viene superata la cosiddetta soglia di accettabilità, si interviene con trattamenti chimici con il solo scopo di abbassarne la presenza. Come si può facilmente dedurre, tale sistema di controllo non soddisfa pienamente quanto enunciato dall’Integrated Pest Management (IPM), quindi risulta necessario identificare altre metodiche che possano tenere sotto una soglia di rischio l’eventuale presenza di tignole in un’ottica di sostenibilità. Sulla base di quanto sopra esposto, si è quindi sviluppato tra il DAFNAE dell’Università degli Studi di Padova, la Bio-Fab di Colkim srl e un’azienda alimentare un approccio olistico per il controllo dei lepidotteri delle derrate.
The use of beneficial insects to control moth infestations represents a concrete alternative to chemical treatments. Tests have shown not only the effectiveness of the method, but also economic savings and improved food safety
Among the main pests of stored products are Lepidoptera belonging to the family Pyralidae. In food
L’EFFICACIA DEGLI ANTAGONISTI NATURALI
. valori annui 22/23, differenza catture lepidotteri rispetto al numero di inoculi. Dato medio catture
catture anno 2022
DAFNAE e Bio-Fab Colkim catture anno 2023
Nella prima fase sono stati identificati quelli che possono essere considerati i principali antagonisti naturali delle tignole. Si sono così sviluppate le metodiche di allevamento e sviluppo di Habrobracon hebetor , imenottero braconide che ne parassitizza le larve e di Trichogramma evanescens che invece parassitizza direttamente le uova dei lepidotteri.
industries, these pests are monitored with pheromone traps and, when the so-called threshold of acceptability is exceeded based on Risk Analysis, chemical treatments are applied solely to reduce their presence.
As can be easily understood, such a control system does not fully comply with the principles of Integrated Pest Management (IPM). Therefore, it is necessary to identify other methods to keep moth populations below risk thresholds in a sustainable perspective. Based on this, the Department of
Successivamente si è provveduto ad eseguire interventi di inoculo di insetti utili in due aziende alimentari, una specializzata nella trasformazione di mandorle e una nella trasformazione del riso. Lo scopo è stato quello di identificare la corretta metodologia da mettere in atto per il controllo biologico, mediante inoculo di antagonisti oltre che l’efficacia di parassitizzazione degli antagonisti naturali nei confronti delle tignole, andando a creare dei protocolli operativi.
Agronomy, Food, Natural Resources, Animals and Environment (DAFNAE) of the University of Padua, Bio-Fab of Colkim Srl, and a food company developed a holistic approach to controlling stored-product Lepidoptera.
IDENTIFICATION AND REARING OF ANTAGONISTS
In the first phase, the main natural antagonists of moths were identified. Rearing methods were then developed for Habrobracon hebetor (a braconid wasp that parasitizes moth larvae) and
Trichogramma evanescens (which parasitizes Lepidoptera eggs). Subsequently, inoculations of beneficial insects were carried out in two food companies, one specialized in almond processing and the other in rice processing. The goal was to identify the proper methodology for biological control through inoculation of antagonists, as well as to assess the parasitization effectiveness of these natural enemies against moths, with the aim of developing operational protocols.
In one of the two companies, a constant exceedance of risk thresholds had led to biocide treatments every two weeks. Once the company targeted for biological control was identified, an operational protocol was developed to properly manage moth antagonist inoculations.
The first step, necessary to identify the correct inoculation quantities, was the study of moth captures recorded during
DURANTE
IL SOPRALLUOGO
PRELIMINARE SI SONO
VALUTATE LE CRITICITÀ
STRUTTURALI, DI PULIZIA
E DI INFESTAZIONE
PRESENTI NEL SITO
AL FINE DI INDIVIDUARE
LE ZONE OGGETTO
ANTAGONISTI
DELLE TIGNOLE
In una delle due aziende si era evidenziato un superamento costante delle soglie di rischio che aveva portato alla necessità di trattamenti quindicinali con prodotti biocidi. Identificata quindi l’azienda da sottoporre a controllo biologico si è sviluppato un protocollo operativo necessario per la cor-
the previous year. Capture values for each monitoring station were analyzed, identifying areas with higher catches and the overall trend of infestation within the site.
In the second step, structural, cleaning, and infestation issues at the site were assessed in order to identify the areas for inoculation, as well as “white areas” where efficacy checks of the biological treatment could be performed. Once the areas were identified, an intervention
retta gestione degli inoculi di antagonisti delle tignole. La prima fase, necessaria per identificare la corretta quantità di inoculi, è stata lo studio delle catture di tignole rilevate durante l’anno precedente. Si sono così identificati i valori di cattura di ogni singola postazione di monitoraggio e si sono evidenziate le aree dove le catture risultavano maggiori e l’andamento dell’infestazione all’interno del sito.
Nella seconda fase si sono valutate le criticità strutturali, di pulizia e di infestazione presenti nel sito al fine di individuare le zone oggetto di inoculo, oltre a identificare delle aree bianche, dove eseguire dei controlli di efficacia del trattamento biologico messo in atto. Una volta identificate le aree si è provveduto a sviluppare, di concerto con l’azienda alimentare, il piano d’intervento.
La terza fase, sviluppatasi nell’arco di sei mesi, è consistita nell’inoculo degli antagonisti ogni quindici giorni, utilizzando sia Habrobracon hebetor che Trichogramma evanescens. Si è provveduto ad eseguire contestualmente dei monitoraggi settimanali delle postazioni a feromoni per valutare il grado di infestazione con lo scopo di eseguire, se necessario, delle azioni correttive.
Durante il periodo di prova si è provveduto ad utilizzare per degli inoculi un numero maggiore di antagonisti naturali, che hanno permesso di identificare la corretta
plan was developed in agreement with the food company.
The third step, carried out over six months, consisted of inoculating antagonists every fifteen days, using both Habrobracon hebetor and Trichogramma evanescens. At the same time, weekly monitoring with pheromone traps was performed to assess infestation levels and, if necessary, implement corrective actions. During the trial period, larger
numbers of natural antagonists were used in some inoculations, allowing identification of the correct quantities of parasitoids to be released according to company size and infestation level. Efficacy tests through bioassays were also performed.
At the end of the first year of inoculations, a significant decrease in moth captures was recorded compared
I primi importanti contributi in Italia all’entomologia merceologica, con studi sulla biologia degli infestanti delle derrate alimentari e ai mezzi di controllo, si devono dell’entomologo Giuseppe Salvatore Candura che nel 1950 pubblicò Malefatte nel Frutteto, uno studio che evidenziava i danni del para-diclorodifeniltricloroetano (DDT) in agricoltura. Pochi anni più tardi, nel 1962, negli Stati Uniti, la biologa Rachel Carson, nel suo libro Primavera Silenziosa denunciò il DDT come cancerogeno e nocivo per la riproduzione dei volatili. Si
stava sviluppando in Europa e nel mondo il concetto della lotta biologica, sagacemente riassunto in Cent’anni dopo: il manifesto della lotta biologica del 1989 dove essa viene identificata come un mezzo per rendere più stabili gli ecosistemi, bloccando l’aumento della mutagenesi ambientale. La lotta deve presentare come obiettivo principale la possibilità di realizzare profitto senza causare danno per l’ambiente, senza compromettere la qualità della vita e delle generazioni future, garantendo la sicurezza alimentare.
Altri dati significativi emersi sono stati: la riduzione del 42,06% delle spese di disinfestazione sostenute da parte dell’azienda alimentare, che vanno ampiamente a coprire i costi necessari all’aumento di monitoraggi e inoculo di insetti utili; la diminuzione dei resi di prodotto dello 0,18% (Kg resi/Kg prodotti) rispetto all’anno precedente; l’assenza di insetti utili nel prodotto finito.
quantità di parassitoidi da utilizzare in funzioni delle dimensioni aziendali e al grado di infestazione presente. Contestualmente sono stati eseguiti delle prove di efficacia mediante biotest.
RISULTATI DEL CONTROLLO
BIOLOGICO
Al termine del primo anno di inoculi si è potuto rilevare una diminuzione significativa delle catture di infestanti (tignole) rispetto alle catture rilevate nello stesso periodo dell’anno precedente, andando a
identificare la corretta quantità di inoculo da applicare per unità di superficie in funzione del grado di infestazione. Oltre al dato sopra evidenziato si è potuto anche identificare come nella stagione precedente si era dovuto intervenire nella struttura con nove trattamenti adulticidi al fine di contenere la presenza di infestazione, mentre con l’inoculo di insetti utili si è ridotto il numero a due interventi, necessari solo nella prima fase, ovvero fino a quando non si sono definite le corrette quantità di insetti utili da inoculare.
La lotta biologica è una strategia di potenziamento della lotta naturale, combatte la natura con la natura. Al contrario della lotta chimica non semplifica, ma rende più complessi, quindi più stabili, gli ecosistemi, e non fa aumentare la mutagenesi ambientale. Quanto esposto questo articolo dimostra come essa possa essere applicata con successo anche all’interno delle aziende alimentari.
Il sistema da mettere in atto è certamente più complesso rispetto ai soli trattamenti adulticidi, ma rientra pienamente nel concetto di IPM, in un’ottica di vera sostenibilità del settore, in quanto garantisce un profitto sia per le aziende di pest control (monitoraggio e inoculo di insetti utili) sia per le aziende alimentari (diminuzione dei resi di prodotto), a cui si aggiunge una costante e progressiva diminuzione dell’utilizzo di biocidi garantendo sicurezza alimentare e sostenibilità.
to the same period of the previous year, leading to the identification of the correct inoculation rate per unit of surface area according to the infestation level. In addition, it was found that in the previous season nine adulticidal treatments had been required to contain infestations, whereas with the inoculation of beneficial insects this number was reduced to just two treatments, needed only in the initial phase until the correct quantities of
beneficial insects to be released were established.
Other significant findings included: a 42.06% reduction in disinfestation expenses borne by the food company, which more than offset the increased monitoring and inoculation costs; a 0.18% decrease in product returns (Kg returned/Kg produced) compared to the previous year; and the absence of beneficial insects in the finished product.
Biological control is a strategy that enhances natural regulation, fighting nature with nature. Unlike chemical control, it does not simplify but makes ecosystems more complex and therefore more stable, without increasing environmental mutagenesis. The findings presented here demonstrate how biological control can also be successfully applied within food companies. The system to be
implemented is certainly more complex than simple adulticidal treatments, but it fully complies with the concept of Integrated Pest Management (IPM) in a perspective of true sustainability for the sector. It guarantees profit both for pest control companies (monitoring and release of beneficial insects) and for food companies (reduction of product returns), while progressively reducing the use of biocides and ensuring food safety and sustainability.
La disinfestazione nell’industria alimentare è un tema complesso, che implica rischi e criticità sia per le aziende del settore sia per le imprese specializzate. Anche gli interventi più strutturati ed efficaci, infatti, portano con sé rischi per la produzione (come il rischio di contaminazione chimica), necessità di fermi macchina per effettuare i trattamenti ed i lavaggi post trattamento (con ricadute sui costi d’impresa) e impiego di risorse e tempo a questi dedicati. Per rispondere a queste problematiche è stato sviluppato Twist – Tie MD², uno strumento innovativo basato sulla tecnica della confusione sessuale per il controllo delle principali tignole delle derrate (Plodia interpunctella ed Ephestia kuehniella). Rispetto ai metodi chimici, questa soluzione si distingue per efficacia, sicurezza e sostenibilità, risultando idonea anche per gli stabilimenti di produzione biologica.
I vantaggi sono molteplici: eliminazione dei rischi di contaminazione, riduzione dei tempi di intervento e dei costi operativi, miglioramento degli standard di sicurezza e contenimento delle perdite legate alle infestazioni. Twist – Tie MD² agisce in modo continuativo, senza necessità di fermare la produzione o effettuare lavaggi post-installazione, impedendo lo sviluppo degli infestanti e mantenendo bassi i livelli di contaminazione provenienti dall’esterno.
Il funzionamento si basa sul rilascio di una quantità di feromone sessuale circa 50 volte superiore a quella impiegata nei normali sistemi di monitoraggio. Questa saturazione olfattiva disorienta i maschi, che non riescono a localizzare le femmine e quindi a riprodursi, interrompendo rapidamente il ciclo biologico delle tignole. Già entro due settimane si registra un calo drastico dell’infestazio-
ne, che si mantiene stabile nel tempo grazie all’azione continua del sistema.
Dal punto di vista pratico, il prodotto è costituito da una stringa di silicone e ferrite, che, porzionata, si installa semplicemente annodandola direttamente sugli impianti o elementi strutturali, anche nei punti più complessi.
Scegliere Twist – Tie MD² significa, quindi, dotarsi di un metodo sicuro, semplice e dai massimi risultati che permetterà di ottenere benefici sia a livello di sicurezza, che di gestione economica d’impresa.
Pest control in the food industry involves high risks and costs with traditional chemical methods. Twist – Tie MD², based on the sexual confusion of moths, offers an effective, safe, and sustainable
solution, also suitable for organic production. It releases high amounts of pheromones, preventing reproduction and reducing infestations within weeks. Easy to install, it works continuously without stopping production, cutting losses and operational issues.
La soluzione definitiva per il controllo delle infestazioni da tarme degli alimenti nelle industrie alimentari
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